Il 23 gennaio scorso c’è stato l’anniversario della morte dello scrittore cileno Pedro Lemedel, e, in questi giorni continuano le repliche di Ho paura torero al Piccolo teatro di Milano, con protagonista Lino Guanciale, opera omonima tratta da uno dei suoi più grandi capolavori.
Il libro è una storia personale che dovrebbe rientrare tra i classici delle pubblicazione queer, ma è ancora una chicca per pochi. L’amore queer ai tempi della dittatura cilena.
La storia, ed è la personale di Lemebel, narra di Fata dell’angolo, travestito passionale e canterino, sartina delle signore dei quartieri alti del Cile di metà anni ’80, anima d’artista. Mentre Carlos è un militante del fronte patriottico, Manuel Rodríguez è a caccia di un nascondiglio sicuro per le sue riunioni clandestine. Per amore, la Fata offre al ragazzo la propria soffitta.
Ho paura torero è stato in Cile il libro più venduto del 2001. Edito in Italia da Marcos y Marcos
Lemebel è stato un autore pop queer molto importante, antifascista, scrittore incisivo con delle idee progressiste ben delineate che ha portato avanti fino alla morte. Capitanava il movimento cileno lgbtqa+ con la sua graffiante penna e con la sua presenza alle manifestazioni che spesso, in periodo fascista, diventavano violente.
Pedro era votato alla causa, con tutto se stesso.
Ciò che colpisce è la ferocia grammaticale con cui descrive certe realtà come la malattia AIDS (leggete alcuni passi centrali di Folle affanno) o lo stupro. Parole dirette, turpiloquio, critica all’obsoleto sistema cileno, alla dittatura senza mezzi termini. Per questo era spesso preso di mira dalle autorità che provavano a censurare le sue opere, molte pubblicate postume ed altre disperse.
Pedro era un personaggio troppo avanti per il Cile dittatoriale dell’epoca. In primis contro Pinochet.
«non è che da piccolo mi piacesse giocare con le bambole: io volevo essere la bambola»
Ma Lemebel non era “solo” uno scrittore che manifestava per il suo “credo”, egli era un performance e spesso creava delle vere e proprie installazioni artistiche per supportare la sua lotta. Arte, performance, foto, provocazioni al limite del pubblico pudore, sangue e lacrime. In certe foto ricorda le icone sacre universali o Frida Kahlo. Blasfemia e potere dell’immagine. Cose ora molto comuni, ma all’epoca?
Libertà personale e individualità di genere.
Con il sarcasmo spesso raffigurava le tragedie con sottile ironia, mal interpretato dai suoi detrattori, ed è anche vero che Lemebel oggi è considerato un’icona forse proprio perché ha testimoniato quel periodo. Senza la dittatura, le sue opere, le sue artistiche espressioni avrebbero avuto il peso che hanno avuto oggi per i posteri? Credo di no.
Pedro è stato il figlio mal voluto del Cile, scoperto troppo tardi dal mondo. La sua terra pregna di sofferenza politica e di difficile affermazione umana, ha avuto con Lemebel un esponente del popolo latinoamericano capace di raccontare la vera vita, dalla prospettiva dell’ uomo qualunque lontano (e schiacciato) dai giochi di potere e politica.
Oltre al citato Ho paura torero, vi segnalo per la lettura:
Baciami ancora, forestiero Editore: Marcos y Marcos
Baciami ancora, forestiero di Pedro Lemebel è un libro coinvolgente e avvincente. L’autore ci trasporta in un mondo intricato e affascinante, delineando personaggi ricchi di profondità e complessità. La sua abilità nel descrivere i luoghi e le situazioni rende la lettura estremamente vivida e immersiva.
Di perle e cicatrici Editore: Edicola Edizioni
Di perle e cicatrici raccoglie 70 cronache che Pedro Lemebel, scrittore e artista cileno, personaggio iconico della critica sociale post dittatura, compilò per il programma radiofonico “Cancionero” di Radio Tierra. Nel loro insieme rappresentano un dissacrante bestiario di chi, vittima, complice o carnefice, ha popolato le strade e l’immaginario cileno nei primi anni di transizione verso la nuova apparente democrazia
Folle affanno. Cronache del contagio Editore: Edicola Edizioni
Folle affanno. Cronache del contagio di Pedro Lemebel è un libro straordinario e rivelatore. Attraverso una prosa potente e coinvolgente, l’autore ci trasporta nel cuore del vissuto durante l’epidemia di HIV/AIDS che ha colpito la comunità omosessuale cilena negli anni ’80 e ’90.
E’morto nel 2015 dopo una lunga malattia.