Il 4 maggio, con due settimane di ritardo rispetto al previsto per colpa del coronavirus, Colson Whitehead vince il suo secondo Premio Pulitzer per la narrativa con il romanzo “I ragazzi della Nickel”. Lo scrittore, 50 anni, nato a New York è così uno dei quattro autori che in tutta la storia del premio hanno vinto due volte il Pulitzer dopo Booth Tarkington, William Faulkner e John Updike. Si aggiudica il primo nel 2017 con “La ferrovia sotterranea” a cui era stato assegnato anche il National Book Award.
Quest’anno si è maggiormente premiato (narrativa a parte) chi ha scelto di raccontare la storia dell’America dal punto di vista delle vittime della segregazione razziale.
Il romanzo di Whitehead è ambientato nei primi anni Sessanta, in Florida e fa luce, ancora una volta, su un angolo buio della storia americana. Il movimento per i diritti civili sta prendendo piede anche a Frenchtown, il quartiere afroamericano della capitale, ed Elwood Curtis, un ragazzino cresciuto dalla nonna, si forma sugli insegnamenti di Martin Luther King. Il suo grande sogno è frequentare il college e iniziare la sua nuova vita, ma proprio il primo giorno di scuola accetta un passaggio su un’auto rubata. Pur non c’entrando nulla con il furto, Elwood viene spedito alla Nickel Academy, una scuola-riformatorio per soli maschi la cui missione è trasformare il piccolo delinquente in “un uomo rispettabile e onesto”. Questo sulla carta. Perché nei fatti la Nickel Academy è un vero e proprio viaggio all’inferno. Si racconta la storia del giovane Elwood, rinchiuso nella Nickel Academy con la sola colpa di essere nero. “Un racconto potente sull’umana perseveranza, dignità e redenzione”, ha sottolineato l’amministratrice dei Pulitzer, Dana Canedy, annunciando i vincitori per la prima volta in streaming, dal salotto di casa sua, a causa della pandemia.
La Nickel Academy del titolo, una scuola-riformatorio per soli maschi è ispirata alla vera Arthur G. Dozier School for Boys di Marianna, Florida, dove dal 1900 al 2011 sono stati rinchiusi migliaia di minorenni “indisciplinati”. Nel 2016, nell’area dell’edificio del riformatorio sono state ritrovate 55 tombe anonime, contenenti i resti di alcuni giovani reclusi. Le testimonianze dei sopravvissuti hanno poi confermato una quotidianità di abusi fisici e mentali. “Mi sono ispirato a una storia vera: quella della Dozier School for Boys. Ne ho sentito parlare per la prima volta nel 2014, leggendo la notizia sui quotidiani della Florida. Si raccontava del ritrovamento in quel luogo di un cimitero segreto, con interviste perlopiù a ex studenti bianchi anche se era un istituto di correzione dove finivano i ragazzi di colore. Ho pensato che se per i bianchi era stato così terribile, per i compagni neri doveva essere stato ancora peggio” dice Colson.
“Ovviamente sono molto onorato e spero possa creare consapevolezza sul modello reale del romanzo, la ‘Dozier School for Boys’, in modo tale che le vittime e le loro storie non vengano dimenticati” ha commentato in una nota l’autore.