Nel variopinto panorama della nostra “cultura” esistono personaggi, meteore e talenti, oltre ad una serie infinita sottocategorie che al momento tralasceremo di definire.I “personaggi” sono facili da individuare, se ne si riconoscono i tratti, il carattere, la voce. Di solito penetrano nelle nostre case solo grazie alla televisione, tentano di diventarci familiari nella nella loro finzione di se stessi.Le “meteore” sono prodotti “usa e getta”, studiati a tavolino, destinati ad un successo breve, da sfruttare magari solo per la pubblicità.
Elvio Porta, napoletano verace, appartiene invece ai “talenti veri”, un genere di persone difficilmente etichettabili perchè dotate di valori originali non omologabili, delle quali non si può non apprezzare le doti.Autore, scrittore, soggettista, sceneggiatore, regista, attore, instancabile creatore di momenti preziosi per la nostra sensibilità di spettatori e di lettori.
Ma quando ha iniziato questo suo percorso poliedrico?
“Quando ero ancora al liceo e da allora non ho mai smesso.” ci risponde in maniera sicura. “Professionalmente ho cominciato con il teatro, poi, dopo il successo di un lavoro che si chiamava “Masaniello”, scritto all’inizio degli anni ’70 con Armando Pugliese, fui chiamato da Nino Manfredi per collaborare alla sceneggiatura del film “La mazzetta”. E fino a qualche anno fa ho continuato a scrivere oltre che per il cinema (15 sceneggiature), anche per il teatro e per la televisione.Da non molto, pur non tralasciando il cinema (da pochi giorni ho completato la stesura di un film che spero sarà realizzato dalla grande Lina Sastri) ed il teatro (ho cominciato da poco la pubblicazione della collana dedicata alle mie opere per il palcoscenico) quando mi sono reso conto di aver raggiunto i “troppianta” anni, ho deciso di dedicarmi a qualcosa che mi consentisse una vita più tranquilla. Ma poiché evidentemente non sono capace di starmene “troppo quieto”, in poco più di un anno ho scritto i “primi” quattordici volumi di una serie di romanzi che hanno come protagonisti due umanissimi agenti segreti napoletani che, con la scusa di raccontare le loro indagini spionistiche, conducono il lettore a conoscere i piccoli, immensi mondi di tanta gente “normale” che vive in quella straordinaria città”.
Già,la nostra straordinaria città,fatta di volti e sguardi mai insipidi, mai casuali, una fucina di esperienze che per chi ha talento è una miniera d’oro. I libri di cui parla Porta, sono in vendita eslusivamente presso “Amazon”, sia in formato cartaceo che digitale. Ne sono usciti tre per ora e sono “Il castello di tufo”, “I quattro palazzi” ed “Il Principe affondato”.Gli altri seguiranno con cadenza mensile. Il tono pacato è quello del classico antidivo, quello che le cose non le racconta, ma prima le crea, poi le attua, poi ne parla, gentilmente. Ci confessa che in programma ci sono altre due collane, che ha cominciato a pubblicare quest’anno “Quella sul mio teatro, di cui il primo volume “Teresa Sorrentino la vigilia di Natale” è già in vendita e quella su romanzi singoli,diversi dalla serie degli agenti segreti napoletani, dei quali il primo “Mi manda Picone” è già in vetrina su Amazon”.
E il discorso si perde nel tempo, in quel lontano 1984, anno in cui la fantastica coppia Sastri e Giannini,portarono sul grande schermo il fortunatissimo film, diretto da Nanny Loy. Di anni ne sono passati tanti, ma,siamo sicuri, resta un libro senza tempo. Bravura da visionario o è perchè a Napoli le cose non cambiano mai? Un pò l’una e un pò l’altra.
E quindi?Che progetti ha per il futuro Elvio Porta?
“Continuare a fare quello che ho sempre fatto: scrivere. Entro l’anno ho intenzione di far crescere ancora il numero dei libri della serie di “Colonnese e Sciacchitano, agenti segreti italiani a Napoli” che finora sembrano essere stati particolarmente graditi dal pubblico. Anche da lei che, a quanto mi dice, li ha letti tutti e tre e può darmi pubblicamente la sua testimonianza diretta.”
Quando lo salutiamo notiamo che la sua gentilezza è autentica, ogni singola parola è dettata dalla vera passione per il proprio lavoro, dote che ormai negli anni si sta perdendo. E questo trasudare di positività e una buona dose di ironia, sono il mix perfetto con cui Porta compone i suoi racconti, mai banali, forse un pò malinconici, sicuramente unici nel loro genere. In definitiva un altro figlio di Napoli di cui andare orgogliosi!