E’ ancora il Frosinone a cancellare le speranze azzurre: dopo aver eliminato il Napoli in Coppa Italia, la squadra di Di Francesco rimonta due volte al “Maradona”, azzerando o quasi le chances dei Campioni d’Italia di continuare a sognare la qualificazione alla prossima Champions League.
E’ durata quindi una settimana l’illusione di una squadra finalmente ritrovata e concentrata verso quello che a inizio stagione era ritenuto l’obiettivo minimo, e ad alimentare questa illusione è arrivato, dopo una manciata di minuti dall’inizio della partita, lo splendido gol del vantaggio, firmato con un sinistro a giro da Politano, in grado di replicare la perla tirata fuori a Monza la settimana prima.
L’occasione mancata da Osimhen subito dopo ha fatto pensare a un pomeriggio tranquillo, ma il primo, rumorosissimo campanello d’allarme è suonato nel finale di tempo, quando Meret è stato costretto a parare a Soulè il rigore del possibile pareggio dopo una dormita dei difensori centrali su un’innocua azione partita da fallo laterale.
Nonostante gli avvertimenti di Calzona all’intervallo, il Napoli è rientrato in campo ancora una volta distratto, e il portiere friulano è diventato ben presto protagonista in negativo, tirando addosso a Soulè un tentativo di rinvio e concedendo a Cheddira, attaccante di proprietà del club di De Laurentiis, di pareggiare a porta vuota dopo il rimpallo.
Gli azzurri, pur senza fare nulla di trascendentale, hanno avuto la fortuna di ritrovare il vantaggio abbastanza in fretta grazie a Osimhen, rapace nell’avventarsi sul tiro svirgolato da Kvara dopo un corner e di battere Turati con un tocco ravvicinato.
Neppure il tempo di rilassarsi per lo scampato pericolo, che le belle statuine partenopee si sono fatte sorprendere ancora, restando a guardare l’azione con cui il Frosinone, con tre tocchi, ha portato Cheddira a battere indisturbato di testa a centro area, firmando la sua personale doppietta e il definitivo 2-2.
Dopo il triplice fischio finale, è ripartita la contestazione iniziata con l’Atalanta e zittita solo temporaneamente dallo scintillante secondo tempo di Monza: il Napoli non sfrutta i pareggi di Bologna, Atalanta e Roma (che dovrà però completare la partita interrotta a Udine per il malore a Ndicka), e a 6 giornate dalla fine del campionato deve di fatto rinunciare a inseguire sia il quarto che il quinto posto, ormai certamente entrambi validi per la Champions.
In tempi così bui, però, non si può snobbare una qualificazione all’Europa League, raggiungibile anche con la sesta posizione: gli azzurri hanno quindi l’obbligo morale di continuare a cercare altri punti, a partire da oggi pomeriggio (ore 18), quando la squadra di Calzona sarà impegnata ad Empoli.
Il tecnico calabrese spera di recuperare Olivera, visto che Mario Rui si è fatto espellere nel finale della gara di domenica: in alternativa, a sinistra dovrebbe trovare posto Mazzocchi, finito da tempo in naftalina, mentre per il resto è ormai evidente come il CT della Slovacchia abbia deciso di continuare ad affidarsi ai titolarissimi, nonostante i risultati non giustifichino affatto queste scelte.
Il “Castellani” è storicamente, e curiosamente, campo ostico per gli azzurri, che hanno vinto solo 2 dei 10 precedenti giocati in Serie A; l’ultima vittoria è arrivata il 25 Febbraio dello scorso anno, in piena trionfale cavalcata scudetto, e fu firmata da Osimhen e da un’autorete di Ismajli.
All’anno prima risale l’ultimo K.O., nel giorno in cui si toccò viceversa il punto più basso della gestione Spalletti: dopo il doppio vantaggio raggiunto grazie a Mertens e Insigne, e mantenuto fino all’80’, la doppietta di Pinamonti (complice un errore di Meret sinistramente simile a quello di Domenica scorsa) e il gol di Henderson consentirono ai toscani di ribaltare il risultato in soli 7 minuti.
Il pareggio manca dal 13 Settembre 2015, quando gli azzurri furono costretti due volte a inseguire, raggiungendo il 2-2 finale grazie alle reti di Insigne ed Allan.
Il fegato dei tifosi, ormai, si augura solo che le ultime 6 partite passino in fretta, e con loro lo stillicidio di una stagione devastante, ma chi ha indegnamente indossato per un anno il tricolore sul petto ha il dovere di dare il massimo fino alla fine, provando a lasciare in eredità almeno una qualificazione all’Europa meno nobile, prima di accomiatarsi per il bene di tutti.