E’ la notte tra il 29 e il 30 luglio.
Sharon Verzeni stava tornando a casa dopo una passeggiata notturna per Terno d’Isola, che abitualmente amava fare, quando lungo via Castegnate, la strada principale del paese, è stata colpita a morte da quattro coltellate inferte da un perfetto sconosciuto .
Le telecamere di videosorveglianza non hanno ripreso il momento dell’omicidio, ma hanno catturato la figura di un uomo in bici che sfrecciava contro mano lungo via Castegnate in concomitanza all’orario del delitto.
Da quei video i carabinieri del comando provinciale di Bergamo, coordinati dal pm Emanuele Marchisio e dalla procuratrice facente funzione Maria Cristina Rota, sono giunti a Moussa Sangare.
Incastrato dalle sue stesse contraddizioni, ha confessato di aver ucciso senza alcun motivo e di aver colpito la ignara Sharon, intenta a guardare le stelle ascoltando la musica e di aver provato un feeling…una sensazione…che lo ha spinto istintivamente a colpirla violentemente alle spalle, provocandone la morte lentamente tanto che la donna ha avuto il tempo di chiamare i soccorsi e denunciare di essere stata accoltellata senza, purtroppo, potersi salvare.
Feeling è proprio questo il termine usato dall’assassino…feeling che nella terminologia anche musicale vuol dire sensazione, emozione, relazione diviene sinonimo di morbosità, empatia omicidiaria e violenza deliberata .L’uso di questo termine musicale probabilmente non è un caso essendo il colpevole un rapper abbastanza conosciuto in zona avendo partecipato a diversi videoclip di artisti di musica rap con la sua voce e il suo sogno di divenire cantante che lo aveva portato a fare provini per importanti programmi tra cui Xfactor.
Nelle parole del ragazzo, aldi la della definizione del non legame con la vittima , la descrizione straniante dell’omicidio avvenuto con lucidità e senza esitazione anche quando la donna ha chiesto insistentemente “perché?”.
Ogni volta che la cronaca nera ci consegna una storia triste di violenza contro le donne si resta allibiti per le atrocità e le crudeltà presenti nella fase realizzativa del delitto ma qui è tutto sconvolgente.
Anzitutto siamo di fronte allo sconosciuto assassino che segue nel buio la vittima – roba da film horror – e la uccide senza pietà, molto probabilmente con una predeterminazione ad agire testimoniata dal coltello che aveva con sé proprio per uccidere, la donna che sta vivendo la sua libertà presa alle spalle per colpirne la vulnerabilità e infine l’alterazione psico emotiva dell’assassino.
Sentendo anche la madre e la sorella del reo, minacciate la scorsa primavera dal ragazzo contro il quale avevano sporto denuncia alle forze dell’ordine chiedendo aiuto per la dipendenza dalle droghe, richieste rimaste senza esito, si assiste ad un ennesimo omicidio che si poteva evitare se si fossero presi provvedimenti opportuni nel momento più opportuno ovvero prima che il giovane rapper arrivasse ad uccidere in preda ai suoi demoni e alle sue dipendenze, il che non lo scagiona dalle sue terribili responsabilità .
Moussa Sangare, cittadino italiano, ora è in carcere in attesa di processo per omicidio volontario ma continua a ribadire di non conoscere Sharon e di averla uccisa perche quella notte si era determinato a farlo.
Sembra impossibile una tale spietata lucidità ma è così, come ribadito dal Procuratore, Sharon si è trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato…poteva capitare ad un’altra donna innocente perche quella sera il reo voleva scaricare la sua rabbia uccidendo qualcuno per davvero e non come faceva a casa sfogandosi contro dei cartonati…non gli bastava più!
Eppure già nei giornali si parla di “raptus omicidiario” il che svilirebbe anche la pena da infliggere al detenuto mentre la famiglia di Sharon che ha vissuto la pressione delle accuse e la morbosa attenzione nei confronti della sua famiglia, spulciando le loro vite e quella del marito di Sharon, senza alcun riguardo arrivando a parlare di religione, riti, e altre illazioni, ora che la verità è finalmente venuta fuori, si rifiuta di accettare l’idea del raptus e le inevitabili conseguenze in termini di sconto sulla pena.
Una parte della politica grida alla pena esemplare da infliggere al ragazzo di origine straniera perche così gli stranieri “si adeguano” a stare in Italia …il problema sta probabilmente nell’uso di droghe, che forse come segnalato peraltro dalla famiglia , hanno inciso sull’equilibrio psico fisico ed emotivo del ragazzo che era temuto nel suo quartiere per il carattere irruente e violento…il che non significa necessariamente sconto di pena …
Un raptus non arriva quando si scende di casa armati con un coltello in tasca, pronti ad ammazzare qualcuno senza alcun motivo se non il proprio sadico piacere e una volta trovata la vittima ideale di spalle, si passa dal disegno criminoso alla realizzazione del delitto mantenendo ferma la determinazione assassina e criminosa durante tutto lo svolgimento dell’iter omicidiario come emerge dalle sue stesse confessioni, senza mai esitare né rinunciare alla propria volontà assassina nemmeno di fronte alle parole imploranti di Sharon e alla sua totale innocenza, colpevole di trovarsi inconsapevolmente preda casuale di un assassino qualunque.
Un rapper a suo modo conosciuto, presente in qualche video musicale ha calcato le scene musicali pensando di realizzare il suo sogno di diventare cantante di successo e d’improvviso si ritrova su tutt’altro palcoscenico della vita in una delle scene più terribili che potesse realizzare da solo, con una sceneggiatura non proprio idiliaca e un luogo dove vivere tutt’altro che paradisiaco, quello del carcere, delle celle di isolamento, con il rischio molto realistico di un fine pena mai…