Patrizia di Costantinopoli, religiosa bizantina, beatificata come santa dalla Chiesa cattolica, è considerata la seconda patrona di Napoli. Di lei si hanno poche notizie; si ritiene, tuttavia, che sia nata nel 664 da una nobile famiglia di Costantinopoli, discendente dell’imperatore Costantino, precisamente sua nipote, e promessa sposa, contro il suo volere, a Costante II. Educata fin dall’infanzia come cristiana, ella persegue il voto della verginità che decide di mantenere rifiutando il matrimonio e rifugiandosi a Roma con la sua nutrice Aglaia, dove conduce una vita improntata sulla semplicità, lontano dai bisogni materiali e lussuosi. Sarà proprio a Roma che si incamminerà verso un percorso spirituale che la porterà dinanzi a Papa Liberio ricevendo la consacrazione verginale. Tornata in patria in seguito alla morte del padre, rinuncia al ruolo dinastico offrendo la sua eredità ai bisognosi e parte alla volta della Terra Santa. Durante il pellegrinaggio, tuttavia, finisce naufraga a Napoli, sull’isolotto di Megaride, nelle cui grotte la donna avrebbe radunato la prima comunità di fedeli. Ospitata presso il Monastero dei Monaci Basiliani, che si trovava dove oggi sorge il Castel dell’Ovo, si ammala di lì a breve per cause sconosciute e muore prematuramente il 13 agosto 685, all’età di 21 anni. Nel tragitto delle esequie, la carrozza che portava il corpo della santa, si ferma fuori la chiesa dei santi e martiri Nicandro e Marciano, che la vergine Patrizia aveva visitato prima di morire. La sua sepoltura avviene nella chiesa dei monaci greci ortodossi basiliani, ma, essendo Aglaia e altre giovani ragazze non intenzionate a lasciare il corpo della loro santa, i monaci basiliani decidono di lasciare essi stessi il monastero per radunarsi, su assegnazione del Duca di Napoli, nella chiesa di San Sebastiano. Le pie donne diventano così un ordine di suore chiuso. Quando Patrizia è proclamata Santa, la chiesa di san Nicandro e Marciano, sita in vico Armanni, viene riconosciuta come la chiesa di Santa Patrizia. In seguito alla chiusura del convento nel 1864, le monache si trasferiscono nella chiesa di San Gregorio Armeno portando con sè le reliquie di Patrizia, osservabili oggi sull’altare maggiore, in un’urna di vetro, decorata con argento, oro e pietre preziose. Napoli è particolarmente legata a questa figura, tanto che si celebra la sua ricorrenza liturgica il 25 agosto, in memoria del giorno in cui si ritiene sia morta. E’ una figura fondamentale, oltre che per la sua dote miracolosa del trasudamento della manna, che sarebbe avvenuto dalle pareti sepolcrali che custodivano il corpo della santa, anche perchè il suo culto è legato alla liquefazione del suo sangue, al pari del Santo patrono San Gennaro. Un evento che ha luogo in tempi e modi differenti, ma essenzialmente legato al giorno della festa di Santa Patrizia che ricade il 25 agosto e i martedì. Inoltre, secondo la leggenda, un cavaliere si era sdraiato sulla tomba della Santa e fu guarito da tutti i suoi mali. Non volendo però lasciare il reliquiario, pregò tutta la notte e preso dal fervore religioso aprì l’urna e strappò un dente alla santa. Il sangue sgorgò come se il corpo fosse ancora in vita, sicché il giovane lo raccolse e lo conservò nelle due ampolle presenti ancora oggi.