Numerose sono le storie misteriose quanto inquietanti che gravitano su luoghi noti ai napoletani, e di cui non si penserebbe mai coinvolti in eventi nefasti. Spesso si tratta di antiche dimore, ville da sogno, ma è in particolare la Gajola a portare con sé fama di essere un’area maledetta. L’ultima vicenda riguarda il cosiddetto “Re del grano”, il protagonista del crac finanziario della Italgrani, accusato dalla Procura di Napoli per associazione per delinquere, bancarotta fraudolenta, truffa aggravata, evasione fiscale e falso in bilancio. Il giorno dopo la tragica notte del 15 aprile 2009, Franco Ambrosio e la moglie Giovanna Sacco furono ritrovati barbaramente uccisi nella loro lussuosa residenza di Discesa Gajola, con il cranio sfondato da colpi tirati con un girabacchino da tre rumeni, uno dei quali era il custode da oltre trent’anni. Pare che gli assassini siano approdati alla loro abitazione dal mare, muovendosi dall’isolotto poco lontano della Gajola. Questo episodio è soltanto uno dei più recenti; quello più antico risale al 1648, quando un gruppo di ribelli, della fazione di Masaniello, si rifugiò sull’isolotto della Gajola, su cui fu fissata una batteria di cannoni prelevati da un vascello arenato nei dintorni. La sconfitta dei rivoltosi da parte della flotta spagnola fece cadere nell’oblio l’isola per qualche anno. Si racconta, ancora, che agli inizi dell’800, l’isolotto era diventato la dimora di un eremita che si nutriva della carità dei pescatori della costa. Per rispettare il suo eremitaggio, gli uomini della marina gli portavano cibo e acqua ai piedi della statua di San Francesco, sullo scoglio adiacente, che una volta si chiamava Limon. La vera storia della maledizione ha, però, inizio nel 1820. Il Regio Ingegnere Guglielmo Bechi, su invito di re Ferdinando II, diede inizio agli scavi che portarono in auge, a Pausilypon, prestigiosi edifici di epoca romana. Durante la pulizia della zona, Bechi liberò dai detriti che la occupavano quella che lui stesso definì Domus praestigiarum e che i residenti di Marechiaro denominavano da tempo la Casa degli Spiriti, nella quale si rifugiavano dei clandestini immischiati nella contraffazione dei pesi e della composizione di metalli pregiati dei sesterzi, le monete romane. Alla morte dell’ingegnere, nel 1871, la figlia decise di vendere i beni acquisiti da un’asta a Luigi de Negri, che fece ampliare il corpo principale della villa. Il proprietario ebbe il permesso di pescare per le quaranta imbarcazioni della sua flotta e fondò la Società Italiana di Piscicoltura. Ma ben presto gli affari andarono male, la società fallì e de Negri cedette l’isolotto al cognato del noto scrittore Sir Arthur Conan Doyle, fondatore del famosissimo personaggio di Sherlock Holmes. Il nuovo padrone, Nelson Foley, era un ingegnere di origini inglesi a capo della Hawthorn-Guppy, azienda specializzata in cantieristica navale, nata dalla fusione degli stabilimenti Guppy di Pietrarsa e dall’impresa metalmeccanica Hawthorn Leslie & C. di Newcastle, che più tardi, con il cantiere navale di Castellammare di Stabia e altre società, confluì nella Navalmeccanica. Il destino, o la casualità del caso,segna un’altra sciagura: un giorno, una nave, costruita nella fabbrica di Castellammare, era guidata dal capitano di vascello, il marchese Gaspare Albenga, il quale, nel pomeriggio del 12 agosto 1911, per far ammirare all’amica contessa Boccardi Doria lo splendido scenario della costiera posillipina, fece il fatidico “inchino”; si avvicinò alla riva a velocità sostenuta (16 nodi), ma finì schiantandosi sulla Secca della Cavallara a largo della Gajola. La fama di isola maledetta cominciava a prendere forma, ma le storie di sangue si susseguirono nel tempo. Nel 1931, una barca di orfanelli in gita fu travolta dalle onde e finì sullo scoglio della Cavallara, anche se le cronache fortunatamente rivelarono che i ragazzi furono tratti in salvo. A seguire, un barone che si impossessò dell’isolotto, Paul Karl Langheim, industriale dell’acciaio, fu protagonista di famosi festini, nel decennio che va dal 1955 al 1965, per mezzo dei quali dilapidò l’intero patrimonio. Poi fu la volta dell’Avvocato Gianni Agnelli, al quale non capitarono particolari sventure legate al possesso dell’isola, a meno che non si voglia vedere un qualche collegamento con l’incidente avvenuto sugli scii che gli costò la rottura di una gamba e l’inspiegabile suicidio/omicidio del figlio Edoardo. Sta di fatto che l’Avvocato frequentò poco la villetta sul mare e se ne liberò presto affidandola alle mani di un altro miliardario, il finanziere del petrolio Jean Paul Getty I. Nel giro di qualche anno, il nipote Paul Getty III fu rapito, e al nonno fu chiesto un riscatto di 17 milioni di dollari e fu spedito via posta l’orecchio destro del ragazzo, a dimostrazione delle male intenzioni da parte dei rapinatori. Le storie che riguardano la Gajola sono davvero innumerevoli. E dopo il susseguirsi di questi fatidici eventi, facendo riferimento al decreto ministeriale del 7 agosto 2002, oggi l’isola è rientrata nel Parco Marino Sommerso.Per ora, nessuna maledizione si è ancora scagliata contro qualcuno.