Il fascino di Napoli affonda le sue radici nella bellezza dei paesaggi, nelle incantevoli e particolari strade, nonché in quei prestigiosi monumenti che la glorificano e la contraddistinguono dal resto del mondo. Ma Napoli non è soltanto questo. La bellezza che emana e si irradia nei cuori dei visitatori trova il suo splendore nelle tradizioni, i miti, la cultura variopinta che rimanda anche alle tante superstizioni che legano questa città al suo fedele popolo. Difatti, emerge, attorno al tema della scaramanzia, la cosiddetta iettatura. A San Gregorio Armeno, una della vie più caratteristiche del capoluogo campano, vengono ogni giorno venduti centinaia di amuleti per scacciare il malocchio o appunto la iettatura. Si tratta di una particolare credenza nata proprio a Napoli verso la fine del Settecento. Il termine deriva, infatti, dal napoletano iettare, che significa gettare il malocchio. Lo straordinario Totò ha magnificamente impersonato la figura napoletana dello iettatore, con i tratti del viso dolorante, uno sguardo triste, le mani flaccide e l’occhio invidioso. In sua presenza si fanno vari scongiuri, come toccare un ferro di cavallo o altro, nonché compiendo gesti poco eleganti, vale a dire le corna.Ma l’amuleto più presente e potente nelle case napoletane è senza alcun dubbio il corno. Il corno è il simbolo per eccellenza della scaramanzia napoletana. Ad esso si attribuisce il potere di allontanare influenze maligne e malasorte e affinché sia valido è assolutamente importante che sia rosso, che nel Medioevo simboleggiava il sangue dei nemici vinti e già in tempi più antichi diverse popolazioni associavano a tale colore un significato di fortuna e buon auspicio, fatto a mano, in tal modo il talismano realizzato acquisisce poteri benefici dalle mani di chi lo produce, mai comprato, ma ricevuto in regalo ed essere “tuosto, vacante, stuorto e cu’ a ponta”.Il corno ha origini nel Neolitico (3500 a.C.), quando gli abitanti delle capanne usavano apporne uno fuori l’uscio come auspicio di fertilità. Esso rappresentava, infatti, il fallo, la potenza sessuale. A quei tempi più un popolo era fertile, più era potente e quindi fortunato. Si associava anche alla potenza degli animali, pertanto si iniziò a diffondere l’usanza di rappresentare gli dei e i grandi condottieri con grosse corna. Uno tra questi fu Alessandro Magno. Il popolo, in tempi remoti, cominciò a realizzare piccoli amuleti a forma di corna o di unico corno, utilizzando soprattutto materiali poveri come il legno o la terracotta, ma anche pregiati, come il corallo, considerato nel Medioevo tra le pietre preziose capaci di scacciare malocchi e fatture. La scaramanzia fa parte, dunque, della cultura popolare partenopea ed è una delle tante sfumature che rappresentano Napoli.