Alle spalle del Primo Policlinico c è Via del Sole, una strada che congiunge Piazza Luigi Miraglia a Via Sapienza nel cuore di Napoli, quartiere Avvocata. Questa strada, dritta che s’inerpica in alto è più ampia rispetto alle strade più strette e prive di luce vicine, in realtà nel passato non era così, la strada inizialmente era un vico molto più angusto, privo di luce. Vico del sole è già presente in epoca medievale e portava il nome di Sol et Luna. L’origine del Vico è da ricercare nell’epoca greca romana e nell’esistenza in quel luogo di un tempio dedicato ad Apollo e Diana. Quando ancora era, “Vico” fu teatro di un delitto che riempì le pagine dell’allora quotidiano Corriere di Napoli.
Fu proprio Salvatore di Giacomo, poeta, drammaturgo e saggista napoletano a riportare la sconvolgente notizia. Il 10 Settembre del 1893 nel basso al numero 17 una giovane donna fu uccisa. Le guardie furono richiamate dal clamore e dalle urla createsi nel vico, giunsero e trovarono due donne che accusavano dell’omicidio di una ragazza, Annina de Rosa, un ignoto passante. La storia della povera Annina, fioraia, era quella di una donna lavoratrice che ogni mattina si recava al civico 17 del Vico del Sole per lavorare in casa della Signora Vitolo. Qui, in cambio di pochi soldi e di un pasto caldo, Annina aiutava la signora in lavori di cucito. Annina era fidanzata con il pompiere, Gennaro la Volpe, che nel giorno del dramma la passò a trovare nel basso dove lavorava e fu invitato dalla padrona di casa a fermarsi per il pranzo. Dopo poche ore si svolse la tragedia, mentre il fidanzato si rivestiva per tornare in servizio nel riporre la pistola che aveva con lui, Annina pensò si trattasse di un gesto d’ira del suo innamorato, ingelosito di un episodio accaduto la mattina. In realtà questo malinteso portò a una colluttazione tra i due e uno sparo colpì la giovane. Mentre la portava all’ospedale il pompiere pregò la padrona di casa di mentire sull’accaduto e di accusare uno sconosciuto del folle gesto. Purtroppo Annina morì e Gennaro e la Signora Vitolo finirono sotto processo. Durante il processo i fatti vennero a tal punto travisati, il popolo fu coinvolto emotivamente dalla storia di Annina che il povero fidanzato fu condannato e con lui la datrice di lavoro per concorso in reato.