I quartieri spagnoli sorgono nella parte storica della città di Napoli, costituiti, a loro volta, dai quartieri San Ferdinando, Avvocata e Montecalvario. Nel 1536, Pietro di Toledo volle trovare un luogo, dove sistemare i soldati che erano presenti un po’ ovunque sul suolo cittadino.
Fece quindi costruire ampie caserme che potessero accogliere i soldati di stanza a Napoli. Come accade in altre città, dove sono alloggiati i soldati, si creò un via vai di persone alla ricerca della “giornata”.Erano uomini e donne alla ricerca di concludere un “buon affare” per guadagnare qualcosa, visto la povertà del periodo. Gli spagnoli, però, che non erano degli sprovveduti ed erano ugualmente furbi, non si facevano spesso raggirare e gli scontri tra gli abitanti del luogo e militari si risolvevano spesso in risse. Ma il problema maggiore costituito dai nuovi “quartieri” furono le donne che per i loro incontri galanti con i soldati si servivano di un vicino bosco nel quale abbondava l’albero di gelso. Il viceré per evitare quest’attività indecorosa decise con un apposito editto di imporre pene severe per chi era sorpreso in atti osceni. La fervida capacità di adattarsi dei napoletani trovò subito un modo per scavalcare i divieti, quindi, furono costruite delle baracche, leggermente discoste dal bosco incriminato, in cui gli incontri clandestini poterono continuare. I luoghi in cui sorgevano questi ripari portano ancora oggi i nomi di: Largo Baracche e Via Lungo Gelso.