Nei pressi di Piazza Mercato, si susseguono Vicoli con denominazioni simili, in un piccolo spazio abbiamo: Vico Rotto al Lavinaio, Vico Colonne al Lavinaio, Vico Ferze al Lavinaio, battezzati in ricordo delle lave, così come erano nominate le correnti di acque piovane.Ma non è del toponimo in senso stretto che vogliamo occuparci, ma dell’avvenimento che da quel luogo scaturì e che invase l’intera città. Il 1656 fu un anno drammatico per la nostra città,l’anno in cui una pestilenza decimò senza pietà la popolazione. Iniziò S. Gennaro ad avvertire i cittadini che non sarebbe stata una buona annata, non compiendo il tradizionale miracolo,poi,vi furono alcune scosse di terremoto che misero in allarme gli abitanti .Ma nulla avrebbe fatto presagire l’ondata di malattia e morte che si abbatterono su Partenope. Il morbo arrivò tramite le navi,verosimilmente da una nave proveniente dalla Sardegna, dove la peste si era già diffusa, e furono i ratti discesi dalle imbarcazioni che innescarono il contagio. Il primo ammalato, un uomo che lavorava alla dogana del porto incominciò ad avvertire violentemente tutti i sintomi della malattia e in poco tempo si riempì di bubboni, riportato presso la sua abitazione in Vico Rotto al Lavinaio morì in ventiquattro ore, contagiando la madre. Purtroppo,prima di morire,per saldare il debito del fitto di casa,la madre dell’ammalato impegnò i propri materassi compreso quello del letto del figlio. Da qui l’epidemia incominciò a propagarsi e a far vittime, che inizialmente non furono un gran numero visto il clima più rigido , ma iniziando a essere la maggior parte della popolazione quando la stagione divenne calda. Il governo spagnolo dapprima negò lo stato di allerta e fece anche imprigionare a Castel Sant’Elmo un medico, Giuseppe Bozzuto, che si recava nei quartieri popolari per visitare gli ammalati.
Lo stesso venne in poco tempo scarcerato perché ammalatosi a sua volta. Da quel momento non si poté più nascondere la grave condizione in cui versava la città. I lazzaretti erano pieni e per trasportare gli ammalati furono svuotate le carceri e adibiti i carcerati come monatti. Maghi,astrologi e finti guaritori giravano e proponevano riti di guarigione cui molti disperati credevano. Poveri o ricchi,giovani o meno la malattia non risparmiò nessuno. Il 7 Agosto, nel picco di maggior caldo,arrivò un provvidenziale acquazzone che risanò l’aria e soprattutto ripulì le strade. Da quel momento gli ammalati diminuirono e la vita lentamente riprese il suo corso. Oggi In Piazza S. Gaetano possiamo ammirare una scultura commissionata come voto per la guarigione della città dalla pestilenza, ordinata dai rappresentati cittadini.
Infatti, il 7 agosto si festeggia il giorno di San Gaetano, che fu iscritto tra i santi Patroni della Città. Sempre in ringraziamento per l’ aiuto alla città, fu eretta in onore della Vergine Maria la chiesa di Santa Maria di Costantinopoli.
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