Ogni tanto ne eleggeva una, a suo giudizio insindacabile e ne decideva la vita e morte ”su celluloide”. Andy Warhol, la superstar della superstar amava creare dal nulla delle star.
Il potere di nomina per cui tutti devono avere successo, anche solo per “quindici minuti”.
Andy pescava a piene mani tra le persone comuni, dalla strada, dal contesto lgbtqa+ ovunque intravedesse un talento o una “sorprendente normalità”, ragazzi e ragazze disadattati, con spesso problemi di droga, ma tutti con un carisma innato. Attori improvvisati nei suoi innumerevoli film underground, modelli dei dipinti, aiutanti nel suo lavoro o semplicemente personalità da ornamento nella sua Factory.
Una fucina di talenti brevi che arricchivano esclusivamente “ l’Andy mentore” oltre che il suo sconfinato ego.
Molti di loro dopo hanno tentato la carriera artistica, scritto libri o altro, e i pochi sopravvissuti sono ricordati solo per essere stati le Superstar di Andy.
Tra le tante ne ho scelte cinque, per altrettante monografie: Nico, Ultra Violet, Brigid Berlin, Candy Darling e Viva.
Isabelle Collin Dufresne nacque in Francia nel 1935, ma divenne nota nel mondo solo in età adulta e con il nomignolo di Ultra Violet. La sua è stata una vita di grandi incontri, in particolare con due maestri: Dalì e Warhol.
Fu la musa di Salvator Dalì, di cui divenne anche l’ amante. E grazie a lui che conobbe il bel mondo dell’ arte. Allora era ancora semplicemente “Isabelle”. Una bellissima ragazza francese arrivata a New York con sua sorella. Pare che abbia avuto un’adolescenza burrascosa colpa dell’ eccessiva religiosità della famiglia di origine, che arrivò a sottoporla addirittura a un esorcismo.
Nel 1964 grazie a Dalì conobbe Andy Warhol. Andy la prese sotto la sua ala protettiva, le cambiò il nome in Ultra Violet per via dell’abitudine di Isabelle di tingersi spesso i capelli di viola. Nella Factory assorbì completamente il clima dell’ epoca e non disdegnò sesso promiscuo e uso di droghe pesanti.
Era nata una nuova superstar! Isabelle però non era come le altre superstar senza né arte né parte, lei era già una grande artista con un grande talento, che Mr W. ebbe solo l’onere di raffinare e far conoscere al mondo
Ultra Violet divenne una delle attrici fisse dei film underground di Andy, il primo fu The life of Juanita Castro, seguirono tra gli altri Cleopatra, Brand , Dinah East The Telephone Book per un totale girarono insieme ben 17 pellicole.
Un giorno del 1973 il suo destino cambiò. Ultra Violet fu vittima di un pauroso incidente automobilistico ed arrivò in ospedale clinicamente morta, e solo per un miracolo si riprese. Lei attribuì la sua salvezza ad un miracolo divino. Le radici religiose di Isabelle vennero fuori, e lei cambiò vita. Rinnegò gli eccessi di gioventù e si dedicò ad una vita sobria decidendo di entrare a far parte della Chiesa Gesù Santi dell’ultimo giorno.
Sempre nel 1973 incise il suo unico disco dal titolo Ultra Violet
Nel corso degli anni ha lavorato sempre tanto, l’ultima sua mostra è stata Ultra Violet: The Studio Recreated, esposta alla Dillon Gallery di Manhattan con oltre 40 opere.
Ha voluto raccontare il suo passato come superstar di Andy attraverso le pagine di un libro: Famosi per 15 minuti: i miei anni con Andy Warhol, edito in Italia da Frassinelli. Oggi il volume è introvabile se non ha prezzi esorbitanti. Il libro chiude un‘epoca della sua vita e Ultra Violet da la sua versione dei fatti sugli innumerevoli gossip creati dalla stampa sulla Factory, e sul suo rapporto con Andy.
Morì a 78 anni per un cancro