Appena giunti nei locali che ospitano The Spark Creative Hub, si viene accolti da una gentilissima ragazza che vi invita, come prevedono le procedure Covid, a sanificare le mani e misurare la temperatura, mentre un ambiente familiare e multifunzionale si apre davanti ai nostri occhi. Semplificare il concetto di The Spark nella calssica libreria è riduttivo, anzi è fuorviante, perchè l’idea innovativa di questo progetto è racchiuso nella varietà di opportunità che può offrire. Si spazia dalla vendita dei libri alla degustazione di un perfetto caffè con la possibilità di consumarlo in un ambiente rilassante e riflessivo, magari osservando giovani al lavoro nel laboratorio di grafica 3d. Tre piani che racchiudono un Universo da scoprire, che offre servizi per ogni necessità, dal semplice laboratorio all’innovativa area di coworking, uno spazio, quello di The Spark, dove si fondono alla perfezione Passato e Futuro, rimanendo saldamente ancorati al Presente. Il disegno caoticamente logico di Michela Musto, giovane architetto e designer, che è riuscita a creare e a fondere alla perfezione un Universo di possibilità, che potrebbe diventare un punto di riferimento per i napoletani che cercano un posto dove far scattare la propria scintilla.
Da dove nasce l’idea di The Spark Creative Hub?
L’idea di The Spark nasce dalla volontà di mettere insieme cultura, tradizione e innovazione, quindi creare un luogo di aggregazione, un territorio libero di confronto dove poter discutere di creativà e innovazione, per l’ambiente imprenditoriale campano. Un luogo dove è possibile formarsi, documentarsi ed infine esprimersi liberamente. Per esempio abbiamo all’interno di questo progetto sia una laboratorio di artigianato digitale, dove è possibile realizzare oggetti o creare dei prototipi, sia una casa editrice. Le forme espressive del progetto The Spark sono assolutamente trasversali e spaziano a 360°, partendo dal semplice design, passando per la moda e arrivando al discorso editoriale. “The Spark” significa la scintilla e deriva dalla frase Inglese che tradotto potrebbe suonare “Accendere la lampadina delle idee” e la nostra mission è quella di ricreare un luogo dove questo può accadere, magari dopo aver consultato un testo o aver seguito un nostro workshop. In pratica un luogo che con semplicità può divenire una fucina di idee e progetti.
Avete inaugurato prima del lockdown e avete riaperto da pochissimo, quanto è stato penalizzato dal Covid il lavoro e lo sviluppo del progetto?
Tanto…tantissimo! Diciamo che questo è una piazza che viveva di un respiro fortissimo, grazie alle Università perchè la struttura è a ridosso all’Ateneo della Federico II, siamo vicini alla Stazione e al Porto, quindi luoghi di forte affluenza turistica e vocazione imprenditoriale e professionale. Con la pandemia le Università non permettono di seguire corsi di persona, molti degli uffici sono in smartworking, il turismo ha subito un forte calo per cui la ripartenza è molto complicata, ma in prospettiva non temiamo il futuro, abbiamo una tabella eventi molto fitta, abbiamo fatto partire i corsi di formazione. Non possiamo negare che c’è una fetta di popolazione che purtroppo è spaventata, ma ci adeguiamo e lo spazio di coworking che offriamo è anche un modo per aiutare chi ha necessità ed è stanco di lavorare da casa.
Il coworking è una delle idee che più mi ha colpito, molto internazionale come concetto, da dove nasce la necessità di creare uno spazio simile?
Diciamo in contesti internazionali, come hai detto, ci sono molte aziende che utilizzano questa modalità per offrire uno spazio a chi ne ha necessità, l’idea è quella di creare uno spazio di connessione fra i vari lavoratori, affinchè ci possano essere anche contaminazioni fra le varie esperienze e progettualità. Nella mia esperienza, avendo lavorato tantissimo all’estero, come free lance spesso mi capitava di usufruire di questi servizi, anche per non dover lavorare da casa. Lavorare a contatto con altre realtà alle volte può far scattare la giusta scintilla che sicuramente spesso può mancare in una modalità più casalinga. E ho voluto ricreare questo concetto qui, in un ambiente che favorisce la concentrazione ma non in solitudine estrema come può essere farlo da casa.
L’innovazione e la poliedricità che può offrire The Spark ha un sapore molto internazionale, la nostra città è pronta al cambiamento o sarebbe stato meglio farlo altrove?
Napoli è la mia città ed è per questo che ho investito qui e non altrove, sicuramente The Spark è un progetto pilota di quello che vorremmo creare in futuro, un prototipo di spazio che è facilmente esportabile anche in altre realtà. Io credo che Napoli sia pronta, vedo spesso clienti che sfruttano i nostri spazi, portando i loro computer per lavorare, magari davanti a un buon caffè e con dell’ottima musica in sottofondo. Ci rende sereni il fatto che l’idea è stata capita e condivisa da tanti, quindi i presupposti affinchè la nostra diventi un punto di riferimento della nostra città ci sono tutti.
La comunicazione oggi è dettata dal mondo Social, come si pone nei confronti del mondo digitale The Spark?
Durante il lockdown proprio grazie ai Social e alle piattaforme digitali abbiamo reagito benissimo ed essendo un luogo che si propone come capofila anche nel campo dell’innovazione naturalmente fa largo uso di questi mezzi di comunicazione. Quindi il nostro pubblico ci ritrova super attivi sui principali Social e a breve apriremo il nostro canale Youtube. Anche i corsi che stiamo iniziando avranno la possibilità di essere seguiti in remoto, anche per dare a tutti la possibilità di vivere a pieno l’esperienza di The Spark.
Che tipo di corsi saranno organizzati?
Abbiamo inaugurato con la possibilità di seguire corsi di formazione che faremo partire a brevissimo e hanno come focus principale le attività che si svolgono all’interno della nostra stuttura, partiamo dal mondo dell’editoria per passare al seminario di Fede Torre “La Scrittura Creativa nel Management Artistico” al laboratorio di Nando Vitali “Laboratorio di scrittura e lettura: La biblioteca di Babele”, fino a dare sostegno a quello che è il reparto tecnologico con corsi sulla realtà virtuale, dove impareremo a sviluppare progetti in realtà virtuale, ci saranno corsi per l’architettura, il design parametrico, cioè la modellazione attraverso algoritmi e inoltre corsi che abbracceranno la moda,il design,l’arte contemporanea, terminando con un percorso meditativo. Un’ampia scelta che rispecchia completamente la nostra mission di creare un posto accogliente per tutti.
Come immagini The Spark nel futuro?
Vedo tantissimi The Spark, spero che questo progetto possa essere valorizzato il più possibile e sogno un The Spark che sia promotore di tanti progetti che possano nascere fra queste mura, che questo possa diventare un luogo di incubazione di idee e che le idee vadano a “sparkizzare” il mondo.