Il mondo degli asini è costellato ancora da tanti pregiudizi, miti e favole,con l’A.I.COTE. (che da più di 10 anni coinvolge questa specie in interventi assistiti di Onodidattica ed Onoterapia) scopriremo cosa c’è di vero in questo.
L’Asino è stupido e testardo!
La proverbiale testardaggine è dovuta al fatto che, l’asinello, pondera tanto: non potendo sfruttare l’atleticità del cavallo (perchè decisamente più tozzo), tende a non fuggire, ma prima a comprendere la situazione. Inoltre la classica immagine dell’asino che si punta ed il fattore che prova a trascinarlo è indice del fatto che l’asino non accetta imposizioni, ma ubbidisce per stima, pertanto vuole che gli si chieda: <<per piacere>> e, soprattutto, deve trovare una convenienza nella situazione.
Non è un animale per niente stupido, è molto empatico e curioso, tende spontaneamente ad instaurare subito relazioni e comunicazioni nelle quali spesso usa il rumoroso e famoso “raglio” per attirare l’attenzione.
L’Asino è sporco!
Il famoso detto “a lavà a cap o ciucc se perd l’acqu o tiemp e o ssapon” è vero: in quanto preda, deve mascherare il più possibile il proprio odore, ecco perchè dopo un bel passaggio di brusca e striglia si rotolerà nella polvere. Il bagno di “sabbia” è fondamentale anche per rimuovere eventuali parassiti.
L’Asino morde e scalcia!
Tendenzialmente è raro che diventi aggressivo, può scalciare o mordere nel momento in cui si sente improvvisamente minacciato (diverso è il classico “pestone” per allontanare le mosche); potrebbe utilizzare molto la bocca nel momento in cui lo abituiamo che dalle mani arriva il cibo, pertanto diventa strumento di protesta e richiesta prepotente di bocconi succulenti.
L’Asino va bastonato!
L’asino non riconosce la violenza come valido strumento comunicativo e, come anticipavamo, diviene collaborativo solo se riconosce del potenziale nell’essere vivente che si trova di fronte, è un animale molto sensibile.
Inoltre sopporta stoicamente il dolore e gli enormi carichi; a tal proposito la leggenda racconta di questo asino di tale “fichella” (detto così perchè vendeva i fichi al mercato) che fosse pieno di acciacchi e ferite ma che trasportasse carichi enormi e davanti agli sfottò dei colleghi, il coltivatore, rispondesse “o ciucc è ferit ma nun è muort”.
L’Asino rappresenta il Napoli!
Verissimo!
Quando la Società Calcio Napoli fece il proprio esordio scelse l’immagine di un cavallino rampante, ma fece una prima stagione pessima, pertanto le tifoserie avversarie iniziarono a deridere il fiero cavallino trasformandolo negli slogan e striscioni in asino.
L’autoironia che contraddistingue i napoletani ha fatto si che accettarono la sfida sostituendo un elegante destriero con un simpatico e chiassoso asino, che forse, meglio rappresentava la genuinità, e semplicità di un popolo “proletario” che scelse un animale alla portata di tutti (l’asino era meglio conosciuto come “il cavallo del povero”) e non uno che affiancasse la nobiltà e che ancora oggi ci accompagna.