Dei suoi contemporanei nessuno si è occupato di stilare una biografia su questo agitatore dei moti che scoppiarono in Piazza Mercato nella calda estate napoletana del 1647. Allora Masaniello aveva 27 anni ed è in corrispondenza di quei subbugli che il suo nome comincia ad essere consacrato nei manoscritti del tempo. Precedentemente a quei giorni, di lui si avevano scarse notizie, finché, verso la fine del secolo scorso, si è trovato l’atto di nascita e si è ricostruito, grazie soprattutto allo storico ed archivista Bartolommeo Capasso, l’ambiente familiare.Nato a Napoli, il 29 giugno 1600 viene battezzato Tommaso Aniello, figlio di Cecco d’Amalfi (soprannominato Ceccone) e Antonia Gargano. Pescivendolo come il padre, riusciva a guadagnare quel poco che bastasse per sfamare la famiglia. A volte, tuttavia, il giovane si lasciava influenzare dai compagni del suo quartiere recandosi nelle taverne e sperperando, nel bere o nel gioco, lo scarso guadagno della giornata. Nel 1641 sposa una certa Berardina, figlia di Pietro Pisa e Adriana.Molti sono i giudizi su questo personaggio. Poche le descrizioni fisiche. Alcuni lo dipingono come persona estrosa, orgogliosa, prepotente, ma anche gioviale, furbo, dinamico, abile nell’esercizio di diversi mestieri, in particolare il contrabbando.La miseria rendeva difficile la vita soprattutto per quella parte di plebe; pesanti erano le gabelle sui genere annonari. Fu così che la prima domenica di luglio, Tommaso si incontra con i suoi compagni in un’osteria fuori città chiamata “L’Acqua della Bufala”. Su cosa discussero lo si può ben capire, visto che l’imposizione delle gabelle su frutta e farina era sempre più insopportabile. Inoltre, si era venuti a conoscenza della insurrezione del popolo siciliano, avvenuta il 21 maggio 1647, contro l’autorità spagnola sull’isola, la cui ribellione comportò l’abolizione delle principali gabelle. Dunque, in quell’incontro si concretizza un progetto imperniato sull’azione contro l’oppressione fiscale e il blocco nobili-spagnoli. Si prepara un piano che dovrà attuarsi in occasione della festa del Carmine il 7 e il 16 luglio, nella stessa piazza del Mercato, nei pressi della quale, a vico Rotta precisamente, c’era l’abitazione di Masaniello. La rivolta si verificò la domenica del 7 luglio con l’azione dei venditori di frutta provenienti da Pozzuoli. Questa diventa il fulcro di tutta la vicenda, poiché, giunti al mercato, essi si rifiutano di pagare la gabella e sostengono che a pagarla dovessero essere i fruttivendoli di Piazza Mercato. Costoro, a loro volta, si oppongono. Inizia, da questa contesa, il primo di dieci lunghi e intensi giorni di ribellione.Una vicenda che non ha lieto fine per l’amabile protagonista. Masaniello viene assassinato nella chiesa consacrata al culto della Madonna, in piazza Mercato, da quattro uomini armati da una congiura ordita dal viceré, il duca d’Arcos. La testa di Masaniello, riferiscono molte fonti, viene portata in giro per la città, tra le grida e i pianti di molti. Il popolo riprende rapidamente la scena da protagonista. Recupera il corpo del giovane, lo pulisce, impone a tutti i poteri un’esequie di grande solennità. La rivolta politica, la rivendicazione sociale si fonde con gli aspetti della sacralità popolare: nel rito funebre, la figura di Masaniello diviene, oltre che simbolo, espressione del sacro, santo. Tuttavia, al riconoscimento della sua beatificazione e santificazione si oppongono la Chiesa e la monarchia spagnola. Appena possibile l’immagine di Masaniello uguale a Cristo verrà rovesciata in quella di Anticristo. Perfino i ritratti del pescivendolo vengono distrutti, ogni ricordo deve essere annullato. E quale migliore occasione della rovinosa peste del 1656 per sancire in modo definitivo tale ribaltamento? Le solenni esequie di Masaniello non solo segnano la sua apoteosi dopo la sua morte, ma rappresentano anche la nascita dell’invenzione di una tradizione. Il popolo inventa la tradizione della liberazione di Partenope, costruisce forme rituali di celebrazione del cambiamento e della ribellione rispetto a un passato di oppressione. Le azioni di rivolta di Masaniello non sono altro che una opposizione sull’arroganza e il potere dei nobili e della monarchia spagnola. Egli è stato il capopopolo di una massa di plebei che in lui vedevano l’eroe, colui che poteva condurli alla salvezza, alla fatidica liberazione dalle ingiurie cui erano costretti a sottostare. Rappresenta l’eccezionale vitalità e vivacità di una esperienza rivoluzionaria, della quale si è tramandato il mito di questo fantastico personaggio.