Un anno fa Giulia Cecchettin veniva assassinata con 75 coltellate da parte di Filippo Turetta.
Simbolo suo malgrado da un anno ormai della lotta alla violenza contro le donne .
Gino Cecchettin, ospite a Che Tempo che fa, ha parlato della sua fondazione che sarà ufficialmente presentata a Montecitorio il 18 novembre.
La fondazione porta il nome di sua figlia, Giulia Cecchettin con due nobili finalità : educare all affettività mirando ad introdurre un’ora settimanale a scuola per imparare a conoscere, riconoscere e gestire le proprie emozioni e insegnare i ragazzi a sopportare le sconfitte e superarle, perché le nuove generazioni sembrano impreparate al no e ai rifiuti, di fronte alla minaccia di una perdita o ad una difficoltà implodono o, peggio ancora, esplodono.
La tragica scomparsa di Giulia ha lasciato un vuoto enorme…come dimenticare i giorni di attesa nella speranza che fosse viva…e poi man mano la ricostruzione di piccoli dettagli, le immagini video delle telecamere di sorveglianza….il rinvenimento di Giulia….la fuga folle verso una libertà impossibile.
E ora l’inizio di un processo difficile e umanamente doloroso.
Di qualche giorno fa, la testimonianza di Filippo Turetta in tribunale che senza mai affrontare lo sguardo di Gino Cecchettin ha rivelato alcuni elementi davvero raccapriccianti che hanno accompagnato la sua determinazione di uccidere…la scelta consapevole di togliere la vita a Giulia perché aveva avuto l’ardire di percorrere la via della libertà laureandosi prima di lui…o meglio senza di lui!
Nelle parole di Gino Cecchettin mai una parola di odio, mai un grido di risentimento, mai disprezzo per quello che è stato fatto a Giulia.
La sua compostezza, la sua infinita dolcezza, la sua gentilezza, la sua determinazione colpiscono l’attenzione di chi lo ascolta perché con assoluta calma dice parole importantissime testimoniando quanto l’odio e la rabbia urlata non servono a nulla…lui predilige il dialogo e una visione positiva della vita…così come ha dichiarato in nome di Giulia, seguendo in concreto il suo esempio visto che era sempre gioiosa, generosa, altruista.
E così tutta l’intervista e’ ispirata alla dimensione del recupero dei sentimenti perduti, alla volontà di parlare alle nuove generazioni e fornire loro attraverso la formazione della sua fondazione gli strumenti giusti per comprendere le emozioni, positive e negative, e per comprendersi perché solo con un giusto grado di consapevolezza è possibile fuggire dall’abbrutimento della gelosia, del possesso, dell’amore malsano e malato.
Turetta e’ stato vittima di se stesso e le sue ossessioni sono evidenti oggi in tutte le sue manifestazioni, nei suoi incessanti messaggi, nelle sue annotazioni con cui aveva costruito il piano dell’omicidio di Giulia qualora non avesse accettato di rinviare la laurea.
E’ incredibile pensare che i giovani di oggi così aperti, così compresi, così informati siano così in difficoltà nella gestione delle proprie emozioni e dei propri sentimenti e ne sono testimonianze le continue notizie di cronaca di questi mesi dove o fanno male agli altri o fanno del male a se stessi rinunciando a vivere perché incapaci di affrontare la vita e le sue profonde delusioni.
Gino Cecchettin stupisce ogni volta con la sua concreta voglia di fare qualcosa…un anno fa alla scoperta della morte fu Giulia aveva promesso che non si sarebbe fermato o chiuso in se stesso ma avrebbe fatto in modo che la sua Giulia continuasse ad esistere aiutando chi come lei si sentisse in trappola ma e’ ancora in tempo per salvarsi e scappare via da un amore che amore non è.
Cosi innaturale la sopravvivenza di un genitore al proprio figlio ancora più in una tragedia come quella di Giulia in cui la sua morte nasce da una gelosia insana unita a possesso di cui Filippo era divorato eppure Gino Cecchettin continua ad insegnarci il senso della vita, il senso dell’essere persone perbene e il senso dei sentimenti più nobili come l’amore e il rispetto che devono camminare di pari passo.
E lui che è sopravvissuto alla figlia supera il suo immenso dolore non pensando che Giulia non c’è più ma con la una verità che lui sarà sempre il suo genitore, non smetterà mai di essere il suo papà … e direi un gran papà che continua a fare dell’esempio uno stile di vita e a testimoniare l’immensità e la profondità di un amore al di là di tutto, al di là dell’odio, al di là della rabbia, al di là della morte stessa.