La baia di Ieranto, o Jeranto, situata nel territorio di Massa Lubrense, è una piccola insenatura, dalla bellezza incontaminata, dove mito e storia si intersecano fino a rendere questo luogo una stupefacente meta attrattiva da parte di molti turisti. Racchiusa dai promontori di Punta Campanella e Montalto, tutta questa area, immersa completamente nella natura più spoglia, è costituita da grotte, scogliere, spiagge dalle quali è possibile ammirare il meraviglioso paesaggio delineato dinanzi dai Faraglioni di Capri.Entrata a far parte dell’Area Marina Protetta di Punta Campanella, la baia di Ieranto è raggiungibile soltanto attraverso un sentiero, lungo circa 1 km, che parte da Nerano.La particolarità di questa baia non è data semplicemente dal suo ineguagliabile panorama, invidiabile in tutto il mondo, ma anche dalla storia che pullula nei cumuli di rovine poste sulla parte montuosa della baia. Si possono infatti ritrovare numerosi resti murari risalenti all’epoca imperiale che testimoniano come questa area naturale fosse abitata dai romani. Secondo lo storico Strabone, del I sec. d.C., furono eretti qui due templi, uno dedicato alle Sirene e un altro ad Atena, per volere di Ulisse.Gli scavi hanno anche rilevato la presenza di due fornaci che servivano per produrre calce e resti di una villa, costruita intorno al II sec. d. C., con numerose ceramiche da cucina.Come possiamo trapelare dai documenti pervenutici del filosofo Plutarco, in questa area furono costruite torri di avvistamento, sentieri e camminamento a scopo difensivo. Queste fortificazioni servivano infatti ai pirati allo scopo di difendersi dalla forza nemica dell’Impero Romano.Interessante è anche come tutta questa zona fosse terreno di coltivazione rurale, come testimoniano i terrazzamenti predisposti alla coltivazione della pianta dell’ulivo, tipica di questa zona.Nel XX secolo la Cava di Ieranto fu acquistata dall’Ilva, una società impegnata prettamente per produrre acciaio, che realizzò un impianto produttivo per l’estrazione della pietra calcarea. In seguito alla dismissione dell’impianto, e al suo abbandono per anni, l’Ilva decise di donare al FAI (Fondo Ambiente Italiano, nato allo scopo di salvare le bellezze dell’Italia) l’intera area.A rendere ancora più affascinante la baia di Ieranto è quell’alone di mistero che evoca dai miti che circolano dai tempi più remoti. A partire dall’origine del nome, si delineano due ipotesi: la prima fa derivare il termine dalla parola greca ‘ierax’, che significa falco, specie che ancora oggi nidifica in questa area naturale; la seconda, che ci riporta specificamente alla famosa leggenda delle Sirene, si rifà ad un’altra radice greca del nome, ‘ieros’, che significa sacro , ad indicare proprio la Baia come sede del santuario delle Sirene. Difatti fu lo scrittore romano Plinio il Vecchio, nel I sec. d. C., a designare la Baia di Ieranto come luogo di dimora delle sirene e di incontro tra queste ed Ulisse. Secondo la tradizione queste fanciulle risiedevano sull’isolotto Li Galli, Sirenuse per gli antichi, tuttavia, disperate per non essere riuscite ad attirare a sè il grande navigatore, si gettarono in mare. Lo stesso Omero, nell’Odissea, ci informa del canto così dolce e melodioso delle sirene capaci di attirare a sé i naviganti per poi ucciderli.La leggenda delle Sirene, legata a questa area di incontestabile magnificenza, fu eletta come tema centrale di un romanzo, Siren Land (La terra delle Sirene – 1908), dello scrittore inglese di origini austriache Norman Douglas, il quale, durante un suo viaggio a Napoli, rimase così affascinato dalle bellezze della Costiera Amalfitana che decise di stabilirsi in quelle zone. Egli visse in una villa rosa posizionata tra Nerano e la Baia di Ieranto, una dimora nominata Silentum, poiché sulla sommità dell’ingresso della casa vi si reca la scritta Silentium, e anche per ricordare la presenza dello scrittore in quella casa.In virtù dell’indissolubile connubio tra la quiete del luogo, immerso nella natura incontaminata, e la bellezza del mare più limpido, questa area non può che rappresentare il posto ideale per chi vuole venire a contatto con la magia di questo luogo, così surreale ma vivo, fino a restarne sopraffatto.