Uno dei punti di ingresso più importanti alla città da sempre è Porta Capuana: fino a che Napoli è stata una città Capitale quello è stato uno dei punti di controllo fortificato lungo le mura monumentali della città. Ancora oggi oltre alle porzioni susperstiti (trasformate dal tempo),
se guardassimo Porta Capuana dall’alto con un drone vedremmo la traccia (volutamente mantenuta) delle porzioni non più esistenti di quel tratto di mura.
Al di là della bellezza architettonica di tutta la zona,
vale però soffermarsi sul complesso, anch’esso monumentale, di Santa Caterina a Formiello: la Chiesa che vediamo oggi è datata inizi del ‘500 (1514-1515) e si deve ai Padri Domenicani della congregazione riformata di Lombardia, che la terranno fino all’abolizione degli ordini monastici di Murat nel 1806, ed è dedicata – come il precedente edificio – ai Martiri di Otranto uccisi dai Turchi il 14 Ottobre 1480.
Per quanto riguarda il valore storico/architettonico della chiesa si può avere un idea chiara consultando Wikipedia alla relativa voce, tuttavia quello che invece costituisce un unicum interessante è la sorte toccata nei secoli al monastero annesso e ai suoi chostri, quello grande e quello piccolo. Di solito infatti quando si pensa all’archeologia industriale in italia ci si colloca nei dintorni degli inizi del ‘900 quando finalmente le novità tecnologiche e le conoscenze scientifiche portano anche qui i progressi della modernità: beh qui si parla di una forma di produzione industriale ante litteram datata 1806. A pertire infatti dalla suddetta soppressione dell’ordine dei Domenicani il complesso è stato ampiamente stravolto ed è stato trasformato in una fabbrica militare tessile: il Lanificio.
La conversione ha comportato la completa riorganizzazione degli spazi architettonici con tompagnatura di archi, taglio di porticati, aggiunta di corpi di fabbrica e abbattimento di parti di strutture precedenti.
Ciò ha inoltre portato con sè la completa sovrascrittura o cancellazione/abbattimento di superfici artistiche quali marmi, stucchi, affreschi ecc rendendo praticamente impossibile (al giorno d’oggi) il riconoscimento degli antichi spazi e volumi.
Resta però da puntualizzare che anche la fase industriale del complesso è oggi (dopo anni di abbandono e parziali resaturi della zona del chiostro piccolo) un magnifico esempio di architettura e artigianato preindustriale nonchè un magnifico esempio di come l’iniziativa privata possa ridare vita a luoghi antichi e trascurati trasformandoli in zone di aggregazione e di attrattiva artistica/culturale: l’iniziativa culturale MadeInCloister ha trasformato gli ambienti della manifattura in un polo di attrazione per Artisti e Performer che quindi uniscono la modernità della loro arte all’eternità di un luogo antico e ricco di storia.
Un altro esempio è il Lanificio 25 che nei locali della manifattura ha creato un ritrovo della vita serale napoletana aperto a chi ha voglia di seguire percorsi nuovi nella musica, nalla cultura e nella vita sociale in generale.