Sulla scia delle grandi città, anche Napoli è protagonista di una mostra “multimediale”, “Van Gogh-The immersive experience”, nella basilica di San Giovanni Maggiore, a pochi passi dalle sedi universitarie di via Mezzocannone, fino al 25 febbraio 2018. Le nuove tecnologie rappresentano un’eccellente opportunità per valorizzare l’arte e per garantirne il consumo, le mostre multimediali possono essere un incentivo per stimolare il fruitore a visitare i musei che ospitano le opere originali. Quando si parla di “esperienza immersiva” si intende la percezione, la visione, la fruizione emotiva di un’opera d’arte, una videoproiezione che coinvolge il pubblico e lo proietta in una dimensione parallela, nel mondo dell’artista. Qualsiasi elemento riconoscibile dello spazio in cui avviene la proiezione, un elemento architettonico o la presenza della luce naturale proveniente dall’esterno attraverso le finestre, snatura e riporta il visitatore alla realtà. Esempi di eccellenza di percorsi multisensoriali e multimediali sono il museo “La Cité du Vin” di Bordeaux e l’opera dell’ artista, graphic designer, regista e scrittore francese Jean Michel Bruyere che insieme a Matthew McGinity, Thierry Arredondo e Delphine Varas hanno realizzato una installazione dal titolo “La Dispersion du Fils” incentrata sulla tragedia greca di Atteone, il cacciatore trasformato in cervo dalla dea Diana, inseguito e divorato dai suoi cani. E’ una visione a 360 gradi della videoproiezione sul sistema AVIE (Advanced Visualisation and Interaction Environment), ideato da Jeffrey Shaw, è un viaggio immersivo all’ interno e all’ esterno di strutture tridimensionali, costruite con effetti audiovisivi estratti da oltre 600 film e colonne sonore, ospitata all’edizione di “Digitalife” al Palazzo delle Esposizioni di Roma fino al mese scorso.
Ritornando alla mostra “Van Gogh -Experience”, il percorso espositivo è diviso in tre parti, un primo “contatto” con l’artista avviene scoprendo la sua vita, la corrispondenza con il fratello Theo, i suoi scritti e i suoi bozzetti, i visitatori sono invitati a passeggiare nella galleria per scoprire le opere dell’artista olandese, una narrazione “fluida” che va dall’acqua che scorre e colpisce il pavimento, ai due dipinti di interazione, uno situato nella parte inferiore raffigura i granchi, mentre l’altro, collocato nella parte superiore rappresenta la spiaggia ed il mare. I granchi iniziano a muoversi ed entrano nella parete che illustra il mare, negli altri due dipinti sono ritratti dei personaggi che iniziano ad interagire toccandosi le braccia. Uno dei soggetti caro al pittore è il treno che attraversa i sei dipinti prima di tornare al punto di partenza. Parte dalla stazione ferroviaria nella pittura superiore e poi arriva nel dipinto sottostante seguendo la prospettiva, successivamente passa in mezzo ai campi e infine attraversa il ponte, finché non ritorna nel primo dipinto.
Nella seconda parte si assiste all’ “immersione completa”, incomincia l’esperienza multimediale, in un minuto l’opera copre tutta la stanza, i visitatori possono ammirare la scena da diversi punti della galleria dando una personale chiave di lettura di ciò che osservano, contemporaneamente gli autoritratti del pittore vengono mappati attraverso la proiezione su un busto 3D e le foto si animano.
La terza parte è l’ultima fase della vita dell’artista, con nuovi e diversi stili ambientali, un suono in sottofondo molto diverso, un’atmosfera oscura e torbida riflette il carattere silenzioso che Van Gogh ha cercato di sopprimere nelle sue opere precedenti. In preda alla follia e all’alcool dà vita ad alcune delle sue opere più apprezzate, “La Notte Stellata”. Vengono introdotte nel visual mapping numerose illusioni ottiche che rappresentano gli sbalzi emotivi dell’artista, mentre i suoni ricordano quelli di un ospedale psichiatrico. Il finale dell’esperienza immersiva riporta un ritorno alla luce ed al colore con la proiezione dell’opera “Campo di grano con corvi”.
Alla fine del percorso espositivo si possono fare una serie di riflessioni sulla mostra multimediale e sull’esperienza immersiva, la location è poco adatta per un certo tipo di videoproiezione, un “contenitore” (la basilica) che emerge rispetto al (contenuto), la mostra. Gli elementi architettonici dell’edificio, pulpito, arcate, colonne e altare “legano” visivamente e psicologicamente il visitatore alla realtà, sono elementi di “disturbo visivo” e non consentono una esperienza immersiva “totale” nelle opere di Van Gogh. Attualmente è in corso un dibattito fra gli addetti al settore, critici d’arte, curatori e docenti di informatica applicata ai beni culturali sull’efficacia delle mostre tecnologiche. Queste operazioni espositive tendono alla sinestesia, ma non ci riescono perché non sono realmente immersive, l’operazione che viene fatta con Van Gogh è puramente esperienza emotiva. Ciò che resta, è la funzione educativa di tali manifestazioni, in attesa di trovare una risposta a queste tematiche, il consiglio è di visitare il Museo “Van Gogh” di Amsterdam per una “immersione” totale nei dipinti originali.