La comunità è in lutto dopo l’omicidio di Santo Romano , il 17enne ucciso con un colpo di pistola a San Sebastiano Vesuviano per fare da paciere in una lite tra coetanei.
Proprio una preghiera di pace ha accompagnato gli ultimi istanti di Santo, “Dai, ti ha chiesto scusa” queste sono state le sue ultime parole in difesa dell’amico tese a sedare gli animi sovraeccitati dei rivali che però non gli sono valse la vita.
A sparare sarebbe stato un ragazzo di Barra di appena 17 anni.
I carabinieri , molto rapidamente hanno avviato e concluso le indagini e lo hanno identificato grazie alle immagini delle telecamere di videosorveglianza che hanno ripreso quanto accaduto, come confermato anche dal sindaco di San Sebastiano al Vesuvio, Giuseppe Panico.
Il minorenne, che era stato scarcerato da poco da Nisida, è stato portato in caserma a Torre del Greco per essere interrogato. Ora è in stato di fermo.
Sul suo capo pendono le accuse tremende di omicidio e tentato omicidio perché ha fatto fuoco due volte, colpendo al gomito anche un amico della vittima.
Confermata la dinamica dell’omicidio, nata da un gesto inteso come provocazione e come tale messo a tacere…per sempre!
Tra coloro che stanno soffrendo di più per la sua tragica scomparsa c’è la fidanzata Simona che ha condiviso un commovente messaggio in memoria del giovane.
“Santo non può essere un nome su una lunga lista – ha detto tra le lacrime – tutti devono sapere che persona speciale era. Voglio che per suoi funerali ci sia risonanza, una risonanza mondiale. Tutti devono sapere chi è Santo e che è morto per difendere un amico”.
Davanti all’abitazione di famiglia una processione di persone. La madre di Santo è rimasta serrata in casa, avvolta nel suo doloroso silenzio.
«Era la nostra guida» ha ripetuto il cugino, non trattenendo le lacrime. «Non vogliamo parlare di chi l’ha ucciso, ma di Santo. Spiegare al mondo la splendida persona che era» hanno proseguito gli amici e i compagni di squadra.
Il ragazzo, appena diciottenne, era conosciuto per il suo sorriso contagioso e la sua passione per il calcio.
Viveva a Casoria, minore di due figli, genitori separati da tempo. Era un punto di riferimento per la famiglia. Era un ragazzo affidabile, definito da tutti come saggio ed equilibrato, sostegno anche economico della famiglia… conoscendo questi aspetti della sua indole, si comprende del resto come la trappola in cui è caduto sia stata proprio favorita dalla sua volontà di far fare la pace e proteggere l’amico in difficoltà.
Lavorava in un Centro scommesse e giocava a calcio, la sua passione fin da quando aveva cinque anni. Era portiere nell’Asd Micri, squadra di Eccellenza di Pomigliano d’Arco.
Amava giocare con i suoi amici nel quartiere, sognando un giorno di indossare la maglia della sua squadra del cuore. La sua energia e il suo entusiasmo erano un faro di speranza per molti, un esempio di come la gioventù possa illuminare anche i giorni più bui.
La tragedia si è consumata in un attimo, un incidente che ha lasciato la comunità sotto choc.
Le motivazioni futili legate ad una scarpa sporcata per essere stata calpestata e vane le parole di Santo di sminuire l’importanza di un gesto considerato oltraggioso dai rivali che non hanno esitato a far fuoco per una vera sciocchezza.
Il dolore per la sua scomparsa ha riunito parenti, amici e conoscenti in un abbraccio collettivo, un momento di profonda tristezza che ha evidenziato quanto fosse amato.
L’omicidio di Santo è solo l’ultimo di una serie di eventi violenti che hanno colpito Napoli e provincia, che negli ultimi anni stanno affrontando un aumento della criminalità, specialmente nei quartieri più popolari a discapito dei ragazzi “normali” quelli che vivono lontano dalle forme di delinquenza e dalle loro mentalità criminose.
Purtroppo, agli scontri tra bande rivali, spesso legati al traffico di droga e alla conquista dei territori , si aggiungono sempre più frequentemente anche casi come questo, sganciati da logiche di criminalità che hanno creato un clima di paura tra i cittadini.
In particolare, i quartieri periferici spesso noti per le difficoltà sociali e per la presenza di organizzazioni criminali che operano sotto la superficie stanno vivendo la difficoltà di un riscatto sociale rispetto agli stereotipi su Napoli e provincia e sul fascino che questi stereotipi, riproposti insistentemente attraverso delle fiction tv, possono avere nell’immaginario esistenziale dei più giovani.
La violenza tra ragazzi e ragazze sta divenendo tristemente una realtà quotidiana, portando a una crescente preoccupazione tra le famiglie e le istituzioni, se si pensa anche ai fenomeni ripetuti di bullismo e emarginazione nei confronti di chi viene etichettato come diverso.
Simona, la fidanzata di Santo, ha espresso il desiderio di combattere affinché la memoria di Santo non venga dimenticata e che la giustizia possa essere fatta.
Nelle ore successive alla tragedia, molti giovani hanno postato foto con pistole o nell’intento di sparare quasi ad esaltare il terribile gesto commesso in difesa di un nonnulla…una scarpa sporca che vale più della vita di un ragazzo.
Si ripete ancora una volta un canovaccio drammatico che fa della simbologia del gesto un inno alla forza della violenza e alla lotta per la prevaricazione laddove le parole anche di chi cerca la pace vengono zittite nel più tremendo dei modi sotto i colpi di un’arma da fuoco che silenzia e accompagna con il suo alito fumante l’ultimo respiro di un innocente!