Il personaggio di cui oggi parleremo, rappresenta una fetta di Napoli che preferisce fare qualcosa piuttosto che rimanere a guardare nell’attesa che qualcuno cambi le cose. E’ la Napoli che ci piace, la Napoli che funziona, con tutti i problemi che si possono incontrare lungo la strada, la Napoli che cerca, fra mille difficoltà di aiutare chi ne ha bisogno. E Patrizia Gargiulo, con la sua Associazione “Donne per il Sociale Onlus” incarna in pieno questa figura, una donna che sta dedicando il suo tempo e le sue energie, in un progetto che coinvolge donne,uomini e bambini. Ovunque ci sia sofferenza, il sorriso di Patrizia cerca di regalare una speranza, un motivo per andare avanti, una visione diversa della realtà, un aiuto concreto contro le difficoltà. E la sua avventura la racconta con semplicità e onestà, ingredienti essenziali per un progetto associativo.
Come nasce l’ Associazione “Donne per il sociale Onlus”?
L’associazione nasce per la voglia di aiutare chi è più debole e sensibile, per chi ha bisogno di aiuto,che siano donne, bambini o anche uomini. Perché gli uomini sono i nuovi poveri, soprattutto dopo un divorzio, ed è giusto che vengano aiutati. La nostra Associazione è vicino anche a chi è affetto da disabilità, o patologie invalidanti, insomma laddove c’è necessità noi, nel nostro piccolo, cerchiamo di intervenire con i nostri mezzi.
Come riesce a crescere l’Associazione?
Nata circa sei anni fa, l’associazione ha pensato di sensibilizzare e farsi conoscere attraverso una serie di iniziative e soprattutto grazie ai nostri calendari tematici, che abbiamo creato sia per condividere le nostre attività sia per raccogliere fondi per i vari progetti, non avendo contributi pubblici andare avanti sarebbe impossibile. Ogni calendario tratta un tema sociale, abbiamo iniziato con la violenza sulle donne, fotografando un gruppo di donne “normali”, dalla casalinga alla professionista, tutte over 40. Questo per lanciare un messaggio che le donne sono donne anche superati i vent’anni. Altro tema trattato in un altro calendario è stato quello sull’Adolescenza, quindi incentrando gli scatti su piaghe dilaganti e attuali come alcool, droghe e baby prostitute. Poi è stata la volta del rispetto, perché il rispetto deve essera alla base di qualsiasi rapporto, che sia di coppia, lavorativa o di semplice amicizia. Se viene a mancare il rispetto cadono le basi di qualsiasi rapporto. E grazie agli scatti di Antonio Aragona, siamo riusciti a rappresentare in pieno questo argomento. C’ è stato l’anno dedicato alle eccellenze napoletane, perché rappresentare la nostra città con serie tv che non fanno altro che screditarla, significa seppellire secoli di storia e eccellenza che Napoli ha regalato al mondo intero. Nell’arte, nella musica, nel cinema, nell’artigianato, Napoli ha un posto d’onore nel mondo e ci sembrava giusto e doveroso ricalcarlo. Per sviluppare il progetto ho richiamato nei luoghi storici di Napoli, quelli che oggi rappresentano le nostre eccellenze, perché Napoli deve essere il nostro orgoglio, non la nostra croce. Il calendario “Le donne che amo” è quello che ho più amato realizzare, perchè la donna ha tanto da dare e dire, tanto da costruire e le donne che amo sono quelle che nonostante gli schiaffi della vita, riescono a rimettersi in gioco, ricominciare, realizzare quei sogni che prendono polvere nei cassetti, il messaggio deve essere chiaro, c’è sempre speranza e tempo, bisogna sempre sempre pensare positivo. Il calendario del 2019 invece lo abbiamo dedicato agli uomini, “Uomini per le donne”. Perché siamo sempre a parlare delle donne e delle loro sfortune ma sarebbe bello, ed è un mio piccolo sogno, se anche gli uomini iniziassero a dire la loro riguardo alla violenza, ai tradimenti, alle difficoltà di coppia. Questo calendario vuole avvicinare l’uomo alle tematiche che troppo spesso è seguito solo dalle donne. Magari parlarne, confrontarsi con altri, può aiutare tanti a risolvere certe problematiche.
Parliamo di cronaca, la tragedia di Melito, perché si arriva a tale violenza?
Purtroppo parlando di queste tragedie ci si rende conto che molte volte i servizi sociali, lo stato, le istituzioni sono poco accorti a certe situazioni e dinamiche. Parlando della tragedia di Melito le domande che sovvengono sono tantissime, fra cui ripenso al padre dei bambini, possibile che non si sia mai accorto che i suoi figli fossero maltrattati da quell’uomo? Un padre distratto o un padre completamente assente? Di storie come queste ne ho purtroppo viste tante, ma questa storia mi ha particolarmente colpito perché oltre ad essere una storia da brividi mi sembra di vivere in un’altra realtà. Sarò impopolare ma metterei in carcere tutti, da chi ha compiuto il gesto a chi non ha difeso i bambini, ai vicini di casa che non potevano non sentire le urla, ma hanno preferito tacere. L’errore principale è far finta di niente, girarsi dall’altra parte, quando invece un semplice intervento avrebbe potuto evitare la tragedia.
Un progetto che ti piacerebbe realizzare con la tua Onlus?
C’è un progetto a cui stiamo lavorando da quasi sei anni per realizzarlo ed è quello di creare appartamenti per uomini separati. Già esistono alloggi per questa tipologia di problema, ma quattro, cinque strutture sono troppo poche rispetto alla crescita esponenziale di padri separati e in difficoltà economica. Le coppie che si separano sono sempre di più, come mediatore familiare sono molto vicina a queste situazioni, e credo che aiutare un uomo durante la separazione significa soprattutto far soffrire di meno i figli e potrebbe anche prevenire eventuali atti di violenza da parte dell’uomo nei confronti delle donne. Quello che ho notato è che mentre le donne se hanno un problema, cercano nella famiglia, negli amici, conforto e confronto, gli uomini si rinchiudono in sé stessi, senza comunicare e condividere agli altri il loro disagio. Se a un uomo togliamo soldi, lavoro e dignità le reazioni sono quelle di un disperato in cerca di rivalsa, ciò non giustifica ovviamente gli scatti di violenza, ma potrebbe spiegarne almeno i motivi. Il progetto mira proprio a creare per queste persone un ambiente confortevole, una comunità accogliente dove ambienti colorati, stanze accoglienti per i bambini e l’aiuto di percorsi psicologici, possano permettere di ridare la giusta motivazione per andare avanti. Dove confrontarsi e condividere la propria situazione con altre persone con le stesse difficoltà possa creare un fronte comune per superare in maniera sana, la separazione. E soprattutto non sentirsi dei falliti nei confronti dei propri figli, perché magari ci si vergogna della propria situazione e si finisce col diventare padri assenti. Quando i bambini, già sconvolti dalla separazione dei genitori, sente anche l’assenza paterna, vengono minate le dinamiche familiari e sono traumi che i giovani si porteranno dietro per molti anni. Ed è un progetto a cui credo e a cui tengo di più, perché si aiuta l’intera famiglia e soprattutto si preserva il bambino da ulteriori tragedie o strade sbagliate. I ragazzi sono il nostro futuro, e questo non dovremmo dimenticarlo mai.
Progetti futuri?
“Riguardo ai nuovi progetti per il futuro, è in programma la donazione di un laser al reparto di chirurgia pediatrica dell’università Federico ll di Napoli, reparto del prof.Ciro Esposito . Incontri per supportare la genitorialità sulla problematica alcol e droga negli adolescenti, gli incontri si terranno nelle aule della scuola Tito Livio a Largo Ferrandina a Chiaia con il patrocinio della prima municipalità,gli incontri saranno fatti da psicologi/psicoterapeuti familiari per affrontare appunto in maniera concreta e professionale i problemi genitori /figli. Nei nostri progetti sicuramente si continuerà sull’informazione e la prevenzione di temi già affrontati e sulla diffusione di messaggi utili in modo che le donne si decidano con fiducia a denunciare le violenze subite, inoltre cercheremo attraverso sponsor di ripubblicare il manuale “NON HO PAURA” e l’opuscolo “LOOK INSIDE”da distribuire gratuitamente per dare un aiuto pratico a donne e genitori.”