Una fucina, la nostra città di Napoli, di talenti, sopratutto nel mondo dello spettacolo e del teatro, e in particolar modo per quanto riguarda la comicità. L’arte del far ridere è nel Dna dei napoletani e nel personaggio di oggi, far ridere è un modo quasi naturale di comunicare, in modo tagliante e sottile, come una stilettata nella notte, le battute di Francesco Paolantoni, da più di trent’anni accompagnano il pubblico con i suoi personaggi che rispecchiano alla perfezione la realtà. Artista poliedrico e originale, l’ironia di Paolantoni non lascia indifferenti, anzi, le sue battute e i suoi sketch, nascendo da una profonda riflessione del contemporaneo, superano la realtà con una satira pungente e riflettono una società che troppe volte dimentica i veri valori.
Chi è Francesco Paolantoni?
Iniziamo con una domanda veramente complicata (ride). Ma non credo che in qualche modo ci si riesca veramente a definirsi, sono gli altri che definiscono quello che siamo, sopratutto per noi attori, magari uno pensa sempre di essere in un modo e poi gli altri ti vedono in un altro. Io poi sono abbastanza bordeline, ho una personalità tutta mia, quindi non saprei definirmi con precisione…sostanzialmente sono una brava persona,credo che questo già sia tanto.
Quando sei sul palco sei molto spontaneo, quanto c’è Francesco e quando c’è Paolantoni?
Ma guarda quando faccio i miei spettacoli, c’è tantissimo Francesco, perchè inserisco nei miei spettacoli molto di me stesso, cose che mi capitano nella vita di tutti i giorni o qualcosa di autobiografico. Nei miei progetti c’è tanto di me, di quel che sono. Paolantoni è l’attore, quello che si esibisce nei lavori degli altri, quello serio, anche se quando preparo uno spettacolo di qualcun’altro c’è una forte componente personale. Negli anni ho acquisito una mia personalità scenica, quindi quando interpreto dei ruoli un pò di me c’è sempre.
Quando con tuoi colleghi o addetti ai lavori ho chiesto di te, sono piovuti affetto e complimenti, il tuo lavoro è frutto di anni di gavetta, cosa che i giovani di oggi non sanno cosa sia.Se fossi nato oggi che staresti facendo?
Se fossi nato oggi sicuramente avrei seguito la massa utilizzando i social, io l’ho scoperto adesso che non sono un giovanotto e mi diverto a fare i video. Se fossi stato più giovane mi sarebbe piaciuto molto propormi sul web, che è una cosa che funziona parecchio. Certo come i giovani di oggi avrei i loro problemi, parlando dei giovani attori e i giovani comici, sono penalizzati perchè non ci sono molti modi di proporsi…emergere. Purtroppo i comici di oggi non hanno le possibilità di fare carriera come magari l’ho avuta io, perchè mancano proprio i presupposti per diventare qualcuno. Oggi mancano le strutture, i programmi, i contesti che abbiamo avuto noi in passato, e le possibilità di diventare un attore di cui ci si ricorda, sono sempre più bassi. Mi vanto di aver avuto la fortuna di aver fatto la televisione più bella, quella con Arbore, la Dandini, Guzzanti, Fazio e Mai dire Gol, che in quel periodo è stato il meglio che ci poteva essere. Dopo, credo, la televisione ha iniziato a stagnare. Oggi quello che faccio riesco a farlo divertendomi ma non c’è più l’esaltazione che c’era una volta, ti rendi conto che tutto è di passaggio, di effimero, non succede niente e i programmi si sgonfiano subito. Con il risultato che il pubblico non ricorda quasi nessuno.
Magari è anche un problema di cultura.
Ma si la cultura è la chiave principale per questo decadimento, che sia culturale o sociale o artistico è la conseguenza di vent’anni di disegni politici che hanno abbassato il pensiero delle persone, persone che si sono abituate a non pensare, a non avere più la percezione della qualità. Si è abbassato il gusto e quindi il pubblico cerca solo prodotti mediocri…insomma è il classico “cane che si morde la gola”
Giovani, i giovani di oggi, come li vedi dal punto di vista artistico?
Non voglio essere catastrofico ma la televisione al momento peggiora, spero che arriverà un cambiamento radicale, ma per questi ragazzi, i giovani artisti, per il momento la situazione è critica. Purtroppo la generazione dopo la mia, a parte qualcuno di carino, non riesco a intravedere qualcuno che potrebbe essere ricordato o un talento. Mancano proprio le basi, la colpa ovviamente non è loro, noi abbiamo avuto più possibilità, più stimoli, c’erano meno attori e più spettatori, più idee da proporre e siamo stati precursori di novità. L’unica soluzione per i giovani è riscoprire le cose vecchie, se ti fai un giro puoi vedere che sta tornando di moda quello che in America era popolare negli anni 70, cioè la standing up comedy. I giovanissimi si stanno dedicando a quel tipo di comicità, che anche se ancora di nicchia, potrebbe portare nuova linfa alla comicità.
Tu invece come ti sei avvicinato allo spettacolo
Da bambino sognavo di fare l’attore, ho dedicato tutti i miei sforzi in quel sogno, ho studiato, ovviamente, a 19 anni sono entrato in una scuola e sono cresciuto con l’idea che il mio sogno si sarebbe potuto realizzare. Sono cresciuto ed ho imparato che non è impossibile vivere delle proprie passioni. Devo dire che faccio un lavoro che comunque è divertente, un lavoro che ti da dei privilegi, che, detto in tutta sincerità, fatto bene, questo è il mestiere più bello del mondo. Ovvio, se inizi a non lavorare, diventa terribile, terrificante, frustante. Nonostante i momenti bui e i cali che in questo tipo di attività devi comunque aspettarti, ho sempre affrontate questi momenti come qualcosa di fisiologico. L’importante è riprendere, senza abbattersi, rilanciarsi nella mischia sapendo che ogni singolo applauso ti ripaga degli sforzi che hai fatto in precedenza.
Oltre ad apprezzato attore ti abbiamo visto in altre vesti artistiche
Mi sono dedicato per un po’ all’arte contemporanea, ma per divertimento, ho creato una nuova forma d’arte il cubettismo,perchè c’era il cubismo ma il cubettismo non esisteva ancora, facevo quadri coi cubetti come lo dovevo chiamare? Il libro invece, senza essere uno scrittore, è un’altra cosa che mi ha divertito molto, ho buttato giù dei pensieri, delle considerazioni, delle cose che ho scritto nel corso degli anni, e ne è venuta fuori una lettura piacevole, ma non mi ritengo certo uno scrittore.
Ma è la televisione che è cambiata o il pubblico che chiede superficialità?
Tutti e due, perché se cambia una cosa cambia anche l’altra, se tu abitui il pubblico a una certa cosa si abitua, magari qualcuno che è più esigente rimane deluso, ma il resto stà lì e guarda, e accetta qualsiasi cosa gli viene proposta. Guarda il Grande Fratello o l’Isola dei famosi e pensa che quelli sono i veri personaggi, basta uscire in televisione, apparire. E diventano personaggi che durano un anno o anche meno. E la gente al posto di andare a Tetro a vedersi uno spettacolo, preferisce vedere uno che esce dall’isola e farsi un selfie con loro.
Un attore però preferisce fare teatro piuttosto che cinema e televisione?
Un attore nasce con il teatro ed è inevitabile che a teatro si diverta di più, perchè si ha la possibilità di interagire con il pubblico, ridere con il pubblico, ci sono alcuni attori che si divertono esclusivamente facendo teatro. Ad essere sincero io mi diverto molto sia al cinema, che in televisione, che in teatro, mi piace questa cosa che l’attore possa fare tante cose, avere la possibilità di variare il modo di recitare, di costruire una propria espressione che sia diversa per ogni recitazione, una per la televisione, una per il cinema, una per il teatro. Credo che questo sia il compito di un buon attore, avere la possibilità e la capacità di cimentarti in ambiti diversi, e non sono tanti che hanno la fortuna di avere questo tipo di qualità. A teatro devi essere più plateale, in televisione più carico, più te stesso. Al cinema invece c’è un lungo lavoro di sguardi, una tensione diversa, più minimalista, insomma il mestiere dell’attore è bello per questo.
E se non fossi riuscito a diventare attore?
Non era in programma il non riuscire a fare l’attore, quando da bambino decisi che questo sarebbe stato il mio mondo non ho mai smesso di crederci, senza pensare ad un piano B, il piano B non era contemplato, forse non avrei fatto niente, ma non ho mai pensato ad altro che riuscire in quello che ho sempre amato fare.
Progetti futuri?
Mi piacerebbe portare in scena uno spettacolo che ho fatto qualche anno fa, e probabilmente la stagione prossima la riproporrò approfittando anche di questa nuova linfa che la televisione mi sta regalando in questo periodo, perché poi se la televisione ti da un immagine interessante di conseguenza anche il teatro riesce meglio. Ora ci sarà Made in Sud che mi permetterà di raggiungere un pubblico a cui non mi sono mai rivolto, perché mi sono sempre rivolto ad un pubblico non nazionalpopolare, venendo da tutt’altra televisione quest’avventura mi stimola parecchio, questo made in sud è una sfida perché c’è un pubblico che non conosco bene in realtà, mi piace l’idea di mettere in pratica questa mio lato, e quindi lo posso fare e cercherò di farlo al meglio. Voglio vedere che succede.