Il giornalismo negli ultimi anni ha intrapreso un percorso ambiguo, dettato soprattutto dall’incessante velocità dell’informazione e dalla necessità di attirare un pubblico spesso svogliato e affamato di “verità”. Ma c’è ancora chi, come il personaggio che andremo a conoscere oggi, ha voglia e entusiasmo per questo lavoro e riesce, giorno dopo giorno, a creare informazione fruibile e onesta, con serietà e professionalità, doti essenziali per chi vuole fare del buon giornalismo. Parliamo di Nicola Clemente, direttore responsabile di NapoliToday, il giornale che con caparbietà è riuscito negli anni a diventare un punto di riferimento dell’informazione sul web. Il volto pulito e il sorriso sincero, un giornalista che è riuscito ad imporre la propria linea editoriale risultando vincente, informando e intrattenendo gli utenti per ogni necessità. In un momento storico in cui giornalismo e giornalisti sono spesso tacciati di “servilismo”, Nicola Clemente e NapoliToday, sono una ventata di speranza per una professione in seria difficoltà.
Come è iniziata la tua passione per il giornalismo?
Nasce fin da piccolo, scrivere è sempre stata una mia passione. Già a 10-11 anni, ad esempio, creai con degli amici in vacanza ad Ischia un piccolo giornale dedicato allo sport. Fu un’esperienza molto emozionante, anche se durò poco in realtà. Poi crescendo ho iniziato a crederci davvero collaborando parallelamente con testate cartacee come il Roma e Repubblica e online e dedicandomi ad uffici stampa nel settore green. Un lungo percorso che mi ha condotto ad entrare nel 2013 in CityNews, divenendo poi nel 2016 direttore di NapoliToday e delle altre testate campane del gruppo editoriale di Luca Lani e Fernando Diana.
Che tipo di Direttore sei?
Sicuramente quando passi da redattore a direttore responsabile c’è un cambio di prospettiva perché bisogna mettere, per come la vedo io almeno, da parte il proprio ego per il bene della squadra e far in modo che le cose girino nel modo giusto, cercando l’armonia ideale affinchè tutto migliori giorno dopo giorno. Le soddisfazioni e i risultati raggiunti sono frutto della sinergia del mio lavoro unito a quello dei miei collaboratori.
Nell’era di internet l’informazione ha subito delle drastiche mutazioni, quanto è cambiato il giornalismo rispetto a vent’anni fa?
E’ totalmente cambiato, oltre alle tecnologie è mutato sia il linguaggio che l’approccio alla professione, perché per necessità si rincorrono sempre delle vie più “veloci” per cercare le notizie mentre prima si “batteva” il marciapiede per rincorrere l’informazione. C’è da dire, però, anche come l’online apra delle strade di prossimità con il lettore inclusive ed affascinanti. Proprio le nuove tecnologie consentono di accedere in maniera rapida ed immediata ad una mole impensabile prima di informazioni. Sta poi al giornalista decodificarle e veicolarle in maniera corretta e onesta al lettore.
Però proprio la capacità delle nuove tecnologie di agevolare il lavoro del giornalista, ha dato il via al fenomeno delle fake news. Cosa ne pensi?
Il fenomeno delle fake news va senza dubbio combattuto con tutte le armi possibili a nostra disposizione, le testate giornalistiche più serie, come NapoliToday, che ha superato sette milioni di visite al mese, devono cercare di arginare la disinformazione che purtroppo spopola soprattutto sui social. I lettori non vanno mai traditi o li perdi per sempre.
Ma secondo te è la fake news che cerca l’utente o è il lettore che cerca la fake news?
In certi casi è un percorso reciproco. Soprattutto nei campi della medicina e della salute il lettore cerca la sua verità e si imbatte nella risposta che vuole. E molte volte la risposta non è del tutto allineata con la verità scientifica. Ma questo non deve scoraggiare assolutamente il nostro ruolo che è quello di diffondere, in modo professionale, l’informazione.
I lettori a volte piuttosto che leggere un articolo o un approfondimento si concentrano su post dei social che diventando virali, si tramutano in notizia. Pensi che nel futuro i Social potrebbero mai prendere il posto del giornale?
Ma speriamo di no! (ride) Direi di no, cioè ci sono dei tentativi di inglobare sempre di più le notizie all’interno del Social, ma credo che si avrà sempre la necessità di firme e testate giornalistiche autorevoli.
Un servizio giornalistico che ti è piaciuto realizzare?
Difficile scegliere, ma se parliamo di articoli recenti, sono legato ad un’intervista che ho fatto a Francesco Colaleo un medico specializzando costretto alla quarantena dopo essere rientrato dalla Cina per il rischio di aver contratto il Coronavirus. E’ stato toccante sia dal punto di vista umano che professionale ascoltare le sue parole, le sue ansie e comunque la sua serenità nell’affrontare tale situazione.
Ad un ragazzo che vuole intraprendere la carriera di giornalista cosa consiglieresti?
Diffidate di chi cerca di farvi cambiare idea. E’ sicuramente un mestiere complicato, irto di ostacoli ed emergere spesso è difficile, ma credo che se si ha davvero passione, bisogna provarci con serietà e professionalità.
Un progetto futuro che ti piacerebbe realizzare con NapoliToday?
Oggi iniziano a prendere davvero piede i Podcast e potrebbe essere uno sviluppo interessante per il giornalismo aprirsi ad un modo di fare comunicazione diverso. Alcune testate già li utilizzano per raccontare storie o approfondimenti.
C’è un’intervista alla quale sei particolarmente legato?
Direi quella realizzata all’avvocato Gerardo Marotta, l’anima dell’Istituto degli Studi Filosofici di Napoli. Sono rimasto affascinato dalla sua forza e dalla sua tenacia ed è stato sempre un onore per me godere della sua stima in questi anni.
Un personaggio che ti piacerebbe o che ti è piaciuto intervistare?
Visto che sono un grande fan dei Beatles, sicuramente mi piacerebbe intervistare Sir Paul McCartney (in concerto a Napoli a giugno), mio idolo fin da bambino, grazie a mio padre.